Sta diventando una terribile consuetudine...
Piacenza - «Sono omosessuale. I miei atteggiamenti effeminati mi tradiscono inevitabilmente. Non ho mai voluto nascondermi. Ma ho vissuto una vicenda che mi ha lasciato dentro una rabbia che non passa. Licenziato perché sono lento? Non ci crederò mai». Licenziato perché omosessuale? La stessa domanda sollevata dal caso Mattiello, ex segretario di Fisichella. Ma se Mattiello ora è stato assunto niente meno che da una Ministra, tante altre storie di vere o presunte discriminazioni restano ai margini, confinate nel territorio del disagio sociale.
Come la storia di
Salvatore: 41 anni, originario di Napoli, domiciliato da vari anni a Piacenza, è convinto di essere stato oggetto di una discriminazione sessuale. Non ha carte per dimostrarlo: c'è solo la sua parola, il suo dolore misto a rabbia, «quel tarlo che non mi abbandona» come dice lui. Il volto si fa scuro quando ricorda i momenti in cui è stato maltrattato. Quando l'insulto si è fatto pesante. E irripetibile. «Ho lavorato come addetto alle pulizie e come bidello in una sede universitaria» esordisce. I primi anni tutto bene: «Ci si faceva i regali di Natale, l'ambiente era bello». Gli eventi sembrano precipitare nell'ultimo anno. «Lavoravo da tre anni in una ditta che aveva l'appalto delle pulizie in questa struttura. Ad un certo punto mi licenzia e mi fa assumere da un'altra cooperativa che subentra all'appalto: il mio contratto è di due mesi rinnovabili. Ovviamente mi si dice di stare tranquillo, che mi verrà rinnovato il contratto a tempo indeterminato. In buona fede e all'oscuro di tutto firmo il contratto e con esso la mia condanna».
Alla scadenza dei due mesi viene lasciato a casa. La motivazione? «Sono troppo lento nell'eseguire i lavori. Precisato che mi sono sempre comportato correttamente, se ne accorgono dopo tre anni che sono lento? Ci sono tanti che timbrano il cartellino e poi vanno via! Eppure non li lasciano a casa. Ho sentito con le mie orecchie dire che dovevo sparire perché ero gay». Ora Salvatore è in un momento buio. E non si dà pace rispetto alla vicenda di cui ritiene di essere stato vittima. «E' un pensiero che mi tormenta» dice. «Non voglio il lusso, voglio solo mangiare. Lo giuro su mio padre...( lo ha perso che aveva 3 anni, è stato ucciso «per sbaglio a Napoli», spiega). Per placare questo tormento Salvatore si rivolge all'Arcigay che raccoglie la sua testimonianza perché venga pubblicata su un sito web, poi agli organi di informazione (al nostro quotidiano, a Striscia la Notizia e a Maurizio Costanzo). «Voglio far conoscere la mia storia: il male che mi hanno fatto non può passare sotto silenzio». Ora però Salvatore non può esporsi: «Sto cercando un nuovo lavoro e non voglio che mi guardino con pregiudizio. Ora sono in mezzo ad una strada, e le giuro: la tentazione che ho è tornare a prostituirmi come facevo 5 anni fa, prima di dire basta e di voler fare una vita normale. Ma sul marciapiede non avevo mai avuto discriminazioni. Mi sono accorto che il mondo di giorno è peggio di quello di notte».