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Da San Paolo a Milano: gli omosessuali cercano diritti

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2005 12:34
01/06/2005 10:07
 
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Da San Paolo a Milano. Un lungo ponte per promuovere la cultura gay, per fare in modo che anche gli omosessuali abbiano dei diritti.

Un filo comune tra il Gay Pride brasiliano, che si è svolto in questi giorni a San Paolo e quello del prossimo 4 giugno a Milano.

Oltre due milioni di persone nella capitale brasiliana, e tanta gente si attende anche nella città italiana che ospita la più grande comunità di omosessuali.

Lo scorso 28 maggio una sfilata di lesbiche ha dato il via al 'Gay day', la nona edizione del Gay Pride brasiliano, in un parco di divertimenti a San Paolo. Due milioni di persone hanno percorso l'immensa Avenida Paulista, superando il record mondiale di presenze ad una festa degli omosessuali, raggiunto l'anno scorso con 1,8 milioni di partecipanti. E a Milano si cerca di fare il possibile per avere una festa in grande, nonostante il Comune si sia rifiutato di patrocinare l'iniziativa. Un Pride nazionale nella città che ospita la più grande comunità glbt italiana non poteva che essere anche una ghiotta occasione per un calendario ricco di feste, concerti, intrattenimento e dibattiti. Perché il Pride è anche aggregazione.

Fondamentale il corteo del 4 giugno che sfilerà per le vie del centro, ma partecipare a tutti gli altri eventi in calendario sarà un modo per sentirsi parte della granda comunità glbt: tre settimane di serate teatrali, convegni, dibattiti, concerti e serate in discoteca che animeranno Milano dal 1 al 18 giugno.

La comunità gay prende il sopravvento sulla società, e suggerisce ad Affari Franco Grillini, presidente di Arcigay, "come dice il sociologo americano Richard Florida, il benessere delle mentropoli si caratterizza per le tre "t", talento, tecnologia e tolleranza e in queste tre "t" è importantissimo il ruolo svolto dalle comunità omosessuali. Nelle città in cui le comunità omosessuali sono piu forti, maggiore è il livello di benessere di quella città".
01/06/2005 10:11
 
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Intervista a Franco Grillini

Gay Pride di San Paolo e Gay Pride di Milano...stesso obiettivo?

L'obettivo del Gay Pride di San Paolo è molto simile a quello di Milano. In quello di Milano c'è uno sologan: "Pacs, patti chiari amicizia lunga", che richiama l'attenzione del Parlamento sulla necessità di velocizzare l'approvazione della proposta di legge sui patti civili di solidarietà. La manifestazione di San Paolo ha lo stesso obiettivo, nel senso che si chiede al Parlamento brasiliano di velocizzare la discussione, ferma da molto tempo, sui diritti dei gay. Credo che tra Milano e San Paolo c'è una trade union, così come c'è una trade union per tutti gli altri gay pride che si svolgeranno negli altri Paesi da qui alla fine del mese di giugno.

In tutta Europa?

Si, in tutta Europa,e tra l'altro c'è da sottolineare il referendum che si svolgerà il 5 giungo in Svizzera, l'unico Paese che sottopone la legge a referendum sulle unioni civili e cioè su una legge come il Pacs. In Svizzera la legge è già stata approvata dal Parlamento federale, ma per entrare in vigore dovrà sottoporsi al conseso dei cittadini.

Ci sono diverse iniziative nel "periodo gay" di Milano. Una di queste riguarda un dibattito "Omosessualità e disagio giovanile nella societa". Lei crede che sia ancora forte questo disagio.

L'impressione è che la situazione sia molto migliorata, che i gay vengano accettati con piu facilità, soprattutto nel mondo dei giovani. Abbiamo fatto passi da gigante negli ultimi 20 anni, abbiamo fatto molte cose. C'è stata un'omogeneizzazione generale di stili di vita, di obiettivi, di modi di perceprisi e di essere nella società per cui, per esempio, non c'è nessuna differenza tra l'omosessuale di Palermo e quello di Stoccolma.

Però...

Però permangono nella società dei dislivelli fortissimi. Per esempio, si vive molto peggio come omosessuale in campagna che non in città, si sta peggio in una famiglia se questa è cattolica piuttosto che laica. Ci sono più discriminazioni e più omofobia se una persona è politicamente di destra che non si sinistra. Ci sono quindi delle zone d'ombra. Diciamo che un giovane gay che nasce in una metropoli ha condizioni di partenza decisamente migliori di un gay che nasce in un piccolo paesino di Provincia, lontano dalla grande città.

Come crede che i gay stiano dettando degli stili di vita, stiano plasmando la società, anche dal punto di vista della moda. Molte cose cambiano intorno a noi anche grazie alla cultura gay...

Non ci sono dubbi su questo. Ormai da tutti è riconosciuto un ruolo di trend setter degli omosessuali, anche perchè avendo una vita, spesso e volentieri da single un po' forzata a causa della mancanza di regolamentazione, di un riconoscimento sociale della coppie omosessuale, di strutture culutrali e politiche che la sostengano... ecco che in molti casi i gay sono condannati a questo tipo di vita un po' isolata e questo porta spesso ad avere degli stili di vita così particolari, così diversi e pieni di fantasia, che in quelache modo finiscono poi per fare tendenza. C'è un bellissimo libro scritto dal sociologo americano Richard Florida, "L'ascesa della classe creativa" che descrive molto bene questo fenomeno. Il benessere delle mentropoli, secondo lo studioso, si caratterizza per le tre "t", talento, tecnologia e tolleranza e che in queste tre "t" è importantissimo il ruolo svolto dalle comunità omosessuali. Florida ha notato che nelle città in cui le comunità omosessuali sono piu forti, maggiore è il livello di benessere di quella città".

http://www.gaynews.it/view.php?ID=32480
01/06/2005 12:34
 
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è GIUSTO RICONOSCERE I DIRITTI DEGLI OMOSESSUALI...SONO GIUSTE LE BATTAGLIE...TUTTO PERò PER L'OMOSESSUALITà MODERATA





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