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«I gay non hanno diritto di diventare preti»

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2005 17:29
11/11/2005 17:30
 
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La Chiesa non può ammettere al sacerdozio coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta “cultura gay”». È il passaggio centrale del travagliato documento costato anni di lavoro e moltissime stesure, che il Vaticano pubblicherà il 29 novembre per ribadire il suo no all'ordinazione di persone omosessuali. Puntualizzazione necessaria dopo gli scandali avvenuti in vari Paesi, specialmente negli Usa. Il Giornale ha potuto leggere in anteprima il testo dell'«Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al sacerdozio e agli ordini sacri», preparato dalla Congregazione per l'educazione cattolica, datato 4 novembre, firmato dal cardinale Zenon Grocholewski e approvato specificamente da Papa Benedetto XVI lo scorso 31 agosto.
Il documento, a fronte di un titolo molto esteso, è brevissimo: appena otto pagine. Oltre all'introduzione, ci sono tre capitoletti intitolati «Maturità affettiva e paternità spirituale», «Omosessualità e ministero ordinato» e «Discernimento dell'idoneità dei candidati da parte della Chiesa». Nel testo si legge che «non esiste un diritto a ricevere l'ordinazione» e che «compete alla Chiesa discernere l'idoneità» dei futuri preti valutando se sono «in possesso delle facoltà richieste». Il vescovo, il rettore del seminario o il superiore dell'ordine religioso devono «verificare tra l'altro che sia stata raggiunta la maturità affettiva» e dare un «giudizio moralmente certo sulle qualità» del candidato.
Nel caso di «un dubbio serio», si legge ancora nell'Istruzione vaticana, il candidato non deve essere ammesso all'ordine. In un paragrafo è descritta la responsabilità del direttore spirituale, che «pur vincolato dal segreto», è chiamato a verificare se sia praticata la castità e se sia stata raggiunta la «maturità affettiva», oltre ad accertarsi che il candidato «non abbia disturbi sessuali incompatibili con il sacerdozio».
Il Vaticano ribadisce che le persone omosessuali vanno «accolte con rispetto e delicatezza» e che bisogna evitare «ogni marchio di discriminazione» nei loro confronti. Ma «la Chiesa - si legge ancora nel documento - pur rispettando profondamente queste persone, non può ammettere al sacerdozio coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta “cultura gay”», perché si tratta di una «situazione che ostacola un corretto relazionarsi con uomini e donne». In questo caso, il direttore spirituale «ha l'obbligo di coscienza di dissuadere» il candidato dal proseguire il suo percorso di formazione in seminario e si fa anche appello alla coscienza stessa del seminarista perché rinunci. «Le tendenze che fossero solo espressione di un problema transitorio, come quello dell'adolescenza non ancora compiuta - afferma ancora l'Istruzione vaticana - devono essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'ordinazione diaconale». Nella conclusione del documento si afferma che «questo discernimento deve essere fatto alla luce della concezione del sacerdozio ministeriale in concordanza con l'insegnamento della Chiesa» e si invitano i vescovi e i superiori generali a vigilare affinché le «norme siano osservate fedelmente».
11/11/2005 17:31
 
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VATICANO. «I GAY NON HANNO DIRITTO DI DIVENTARE PRETI»
«La Chiesa non può ammettere al sacerdozio coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta “cultura gay”». È il passaggio centrale del travagliato documento costato anni di lavoro e moltissime stesure, che il Vaticano pubblicherà il 29 novembre per ribadire il suo no all'ordinazione di persone omosessuali. Puntualizzazione necessaria dopo gli scandali avvenuti in vari Paesi, specialmente negli Usa. Il Giornale ha potuto leggere in anteprima il testo dell'«Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al sacerdozio e agli ordini sacri», preparato dalla Congregazione per l'educazione cattolica, datato 4 novembre, firmato dal cardinale Zenon Grocholewski e approvato specificamente da Papa Benedetto XVI lo scorso 31 agosto.

Il documento, a fronte di un titolo molto esteso, è brevissimo: appena otto pagine. Oltre all'introduzione, ci sono tre capitoletti intitolati «Maturità affettiva e paternità spirituale», «Omosessualità e ministero ordinato» e «Discernimento dell'idoneità dei candidati da parte della Chiesa». Nel testo si legge che «non esiste un diritto a ricevere l'ordinazione» e che «compete alla Chiesa discernere l'idoneità» dei futuri preti valutando se sono «in possesso delle facoltà richieste». Il vescovo, il rettore del seminario o il superiore dell'ordine religioso devono «verificare tra l'altro che sia stata raggiunta la maturità affettiva» e dare un «giudizio moralmente certo sulle qualità» del candidato.

Nel caso di «un dubbio serio», si legge ancora nell'Istruzione vaticana, il candidato non deve essere ammesso all'ordine. In un paragrafo è descritta la responsabilità del direttore spirituale, che «pur vincolato dal segreto», è chiamato a verificare se sia praticata la castità e se sia stata raggiunta la «maturità affettiva», oltre ad accertarsi che il candidato «non abbia disturbi sessuali incompatibili con il sacerdozio».

Il Vaticano ribadisce che le persone omosessuali vanno «accolte con rispetto e delicatezza» e che bisogna evitare «ogni marchio di discriminazione» nei loro confronti. Ma «la Chiesa - si legge ancora nel documento - pur rispettando profondamente queste persone, non può ammettere al sacerdozio coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta “cultura gay”», perché si tratta di una «situazione che ostacola un corretto relazionarsi con uomini e donne». In questo caso, il direttore spirituale «ha l'obbligo di coscienza di dissuadere» il candidato dal proseguire il suo percorso di formazione in seminario e si fa anche appello alla coscienza stessa del seminarista perché rinunci. «Le tendenze che fossero solo espressione di un problema transitorio, come quello dell'adolescenza non ancora compiuta - afferma ancora l'Istruzione vaticana - devono essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'ordinazione diaconale». Nella conclusione del documento si afferma che «questo discernimento deve essere fatto alla luce della concezione del sacerdozio ministeriale in concordanza con l'insegnamento della Chiesa» e si invitano i vescovi e i superiori generali a vigilare affinché le «norme siano osservate fedelmente».
13/11/2005 02:26
 
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Re: VATICANO. «I GAY NON HANNO DIRITTO DI DIVENTARE PRETI»
sì ma eliminare proprio i preti no eh? [SM=x432732]



13/11/2005 12:53
 
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Re: Re: VATICANO. «I GAY NON HANNO DIRITTO DI DIVENTARE PRETI»

Scritto da: GayAbruzzo 13/11/2005 2.26
sì ma eliminare proprio i preti no eh? [SM=x432732]


quoto [SM=x432787]




Dove può arrivare l'orizzonte
Quando una nazione nasconde
Le sue menti organiche in una cantina...scura e torva
Devono essere tutti molto ottusi...
13/11/2005 15:19
 
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Re: Re: Re: VATICANO. «I GAY NON HANNO DIRITTO DI DIVENTARE PRETI»

Scritto da: °Mikka° 13/11/2005 12.53

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16/11/2005 17:29
 
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CEI: MONS. BETORI, NON DISCRIMINIAMO I SEMINARISTI GAY
Qualora la Cei decidesse di stabilire nel suo documento sui seminari una "incompatibilità" tra il sacerdozio e la tendenza omosessuale dei candidati, non compirebbe alcuna "discriminazione" giacchè "la vocazione non è un diritto ma un dono" ed è dovere dei vescovi valutare le "conseguenze negative che possono derivare da tendenze gay in un sacerdote''.

Lo ha spiegato il segretario della Conferenza episcopale italiana, Mons. Giuseppe Betori, rispondendo ad una domanda sul documento sui seminaristi che l'Assemblea della Cei sta esaminando in questi giorni e che dovrà votare.

La votazione del documento sui seminari dovrebbe avvenire domani ma il testo resterà comunque segreto fino alla "recognitio" da parte della Santa Sede, cioè ancora per qualche mese.

Mons. Betori ha comunque ribadito che sul problema dell'ammissione in sacerdozio di persone con tendenze

omosessuali il documento della Cei segue in tutto e per tutto quanto stabilisce un analogo testo della Santa Sede, segreto anche questo, la cui pubblicazione è attesa a breve da parte del Vaticano
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