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Le dittature nemiche dei gay

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2005 20:20
20/12/2005 20:20
 
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Recensione a Il nemico dell’uomo nuovo (Feltrinelli)

Omosessualità e dittatura sono due termini che non vanno d’accordo. Non perché sotto le dittature non trovi spazio l’omosessualità: non potremmo neanche escludere che qualche dittatore, nel corso della storia, sia stato omosessuale. Ma perché ogni dittatura, con il progetto totalitario di controllo anche degli aspetti più intimi e privati del vissuto dei cittadini, ha finito con il perseguitare la diversità sessuale. Lorenzo Benadusi nel suo saggio Il nemico dell’uomo nuovo (Feltrinelli), aperto da una prefazione di Emilio Gentile, spiega ad esempio come la questione fu trattata dal fascismo. Il libro, che va a colmare un evidente vuoto storiografico, si occupa di come l’omosessualità fu vissuta e percepita all’interno dell’esperimento totalitario mussoliniano. Attraverso il ricorso a una vasta congerie di materiali a stampa e di documenti d’archivio, molti dei quali inediti, l’autore riesce bene a legare la storia sociale a quella delle idee, i fatti della storia collettiva, nella sua dimensione politica e istituzionale, agli stili di vita e ai comportamenti personali. Per l’ideologia fascista, scrive Benadusi, l’omosessuale «turbava l’ordine nazionale; metteva in discussione i valori fondamentali della nuova morale fascista; ledeva il prestigio nazionale con atti universalmente considerati perversi; rischiava di svolgere una pericolosa opera di corruzione nei confronti di chi lo avvicinava; metteva a rischio l’avvenire della patria, sottraendosi al dovere della procreazione che era il fondamento della potenza nazionale; minava la coesione interna del paese con la confusione dei ruoli sessuali».

Del resto il mito dell’«uomo nuovo», centrale all’ideologia fascista, prevedeva una netta presa di distanza da idee e comportamenti di un passato considerato caratterizzato decadenza morale, politica e militare. Il nuovo italiano doveva essere prima di tutto un combattente, maschio e virile E la virilità divenne appunto uno dei cardini della nuova immagine dell’uomo fascista. Benadusi analizza dunque le direttive del regime a salvaguardia dell’«integrità della stirpe» e le modalità attraverso le quali spesso l’accusa di pederastia, come si diceva allora, serviva a colpire un avversario politico.

Ma l’idea di «uomo nuovo» non riguardò soltanto il nazifascismo. Anche in quei Paesi in cui si è affermato il socialismo reale questo concetto ha trovato spazio. È noto che nei gulag staliniani, al pari dei lager nazisti, finirono anche molti omosessuali. E la stessa cosa è avvenuta a Cuba, dove Fidel Castro ha creato le Umap, le unità mobili di aiuto alla produzione, niente meno che campi di concentramento dove criminali comuni, dissidenti politici e, appunto, omosessuali erano rinchiusi insieme per lavorare ed essere rieducati attraverso il lavoro.

A questo ambiente riporta il romanzo Il lavoro vi farà uomini (Cargo) dello scrittore cubano Félix Luis Viera, il cui titolo riproduce la scritta posta all’ingresso di uno di questi campi. Nel libro c’è una componente autobiografica, perché l’autore fu effettivamente rinchiuso in un campo Umap, prima di poter riparare in Messico dove gli è stato possibile pubblicare questo testo che con humor e poesia rievoca una stagione di intolleranza nei confronti della diversità. Eppure l’idea di un’identità omosessuale, di quello che qualcuno ha chiamato «il terzo sesso», è cosa piuttosto recente. Fino al 1869, data di nascita della parola «omosessualità», esisteva la consapevolezza diffusa che potevano essere compiuti alcuni atti sessuali considerati «contro natura», ma nessuno si era mai sognato di ipotizzare una specifica identità «gay». Lo spiega un giovane critico novarese, Paolo Zanotti, nel volume Il gay (Fazi), che si propone di raccontare come è nata, anzi come è stata inventata, l’identità omosessuale. Un confine netto tra chi è attratto dall’altro sesso e chi è attratto dal proprio, che ha fatto sì che i gay cominciassero a esistere come categoria a parte e a femminilizzarsi sempre più. Fino allo sviluppo di una sensibilità e di una cultura gay. Magari, al di là delle intenzioni, funzionale all’individuazione di un preciso target commerciale.
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