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Mosca Pride

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2006 01:04
11/02/2006 02:48
 
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Avete impegni per il prossimo 27 Maggio? Allora si va tutti al Mosca Pride! Avete idea attraversare la Piazza Rossa cantando Hung Up di Madonna e Il cobra non è un serpente Della Rettore, in magliettina sgargiante e a braccetto di un Maschio Russo? Già, magari niente magliettina, fa ancora freddo, e magari niente Rettore, fa difficile la traduzione.
Ma magari niente Mosca Pride!
La televisione TVTs, infatti, vicina al sindaco della città, Iouri Loujkov, notoriamente poco gay friendly e palesemente contrario all’idea di associare la sua Mosca agli homos, ha avviato attraverso l’etere una campagna mediatica contraria all’iniziativa, sperando di sollevare l’opinione pubblica al proprio fianco. Ma pare che la mobilitazione del mondo della cultura sia in senso contrario: in questi gorni, ad esempio, Merlin Holland, nipote di Oscar Wilde nientemeno, ha inviato al presidente russo Putin una lettera invitandolo al rispetto dei gay e promettendo la propria partecipazione alla marcia di Maggio.
17/02/2006 13:13
 
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Russia: Gay Parade, il Sindaco Mosca la vieta

di Gay.it
(altri articoli dell'autore)
Giovedì 16 Febbraio 2006

Il sindaco della metropoli Iuri Luzhkov ha fatto oggi sapere che 'in nessuna circostanza e sotto nessuna forma' autorizzera' la manifestazione.






MOSCA - Si scordino lesbiche e omosessuali di sfilare per Mosca in una specie di Gay Parade il prossimo 27 maggio: tramite il suo portavoce, il sindaco della metropoli Iuri Luzhkov ha fatto oggi sapere che 'in nessuna circostanza e sotto nessuna forma' autorizzerà la manifestazione.

Il portavoce, Serghei Tsoi, ha sottolineato che l'annuncio di una 'azione di massa' da parte delle 'minoranze sessuali' ha suscitato 'sdegno nella società e in particolare tra i leader religiosi'.

'Ogni tentativo di organizzare una manifestazione non autorizzata sarà risolutamente impedito', ha avvertito il megafono di Luzhkov.

In effetti il gran mufti' Talgat Tadjuddin, leader spirituale di quattordici milioni musulmani russi, non si è limitato ad esprimere sdegno: ha invitato i seguaci di Allah e i cristiani ortodossi a menare le mani. 'Il corteo dei gay - ha tuonato - non va a permesso. Se osano, dobbiamo prenderli a botte! Maometto aveva ordinato di ucciderli tutti'. Pur non essendo altrettanto aggressiva, la chiesa ortodossa ha definito oggi 'inaccettabile' l'organizzazione di una Gay Parade a Mosca e ha invitato gli omosessuali a 'pentirsi e abbandonare il peccato'.

Il rabbino capo di tutte le Russie, Berel Lazar, è sulla stessa lunghezza d'onda: secondo lui una parata gay a Mosca 'sarebbe un attacco contro la moralità' e 'la propaganda dell'omosessualità e di qualsiasi altra perversione sessuale non ha diritto d'esistenza'.
19/02/2006 01:04
 
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Ecco l'Europa che perseguita i gay»


La denuncia di Hrw: «Botte e repressione, in Polonia omofobia di Stato». E la Russia vieta il pride

In Polonia oggi c'è una «omofobia ufficiale» che «minaccia i diritti umani» e la libertà di espressione della comunità gay. E viene dalle più alte cariche dello stato. Lo ha ricordato ieri Human rights watch (Hrw), ammonendo Varsavia a garantire l'uguaglianza di tutti i cittadini, con una lettera diretta a Lech Kaczyinski, il leader del partito Legge e Giustizia divenuto presidente dopo la vittoria della coalizione di centrodestra alle elezioni di novembre. Proprio lui, l'ex sindaco di Varsavia che ha sempre negato l'autorizzazione a un pride cittadino per la comunità che si riconosce nella sigla «Glbt» (Gay lesbian bisexual transgender). Quella di Hrw non è la prima reprimenda sul tema rivolta a Varsavia. A gennaio il Parlamento Europeo - preoccupato dalla crescita dell'omofobia in Polonia e negli altri stati dell'Est entrati nella Ue dal 2004 - ha adottato una risoluzione che invita tutti i paesi membri a condannare ogni discorso o atto che inciti all'odio e alla violenza antigay. Ma nella nuova Polonia l'omofobia è arrivata al governo, dopo essere stata largamente spesa in campagna elettorale. E dopo il recente rimpasto seguito a una crisi interna, il premier Marcinkiewicz ha dovuto accogliere nella coalizione anche gli ultracattolici della Lega delle Famiglie polacche e gli euroscettici di Autodifesa, da sempre oppositori dei diritti gay-lesbici. In sintonia con il potente network di Radio Marija, non nuovo a proclami contro ogni tipo di «diversità». Dal 2003 la Polonia ha una legge contro la discriminazione, ma la motivazione per «orientamento sessuale» non è chiaramente specificata, come non lo è nella Costituzione a causa della forte obiezione della chiesa cattolica.

Nonostante tutto, l'11 giugno scorso 2.500 esponenti Glbt sono scesi in piazza nella capitale. È finita maluccio: i robusti cordoni di polizia anziché fare da argine contro le centinaia di manifestanti antigay - simpatizzanti del movimento di estrema destra Grande Gioventù Polacca - hanno lasciato che la violenza. Stessa solfa a Poznan, dove a novembre una Marcia dell'Uguaglianza è stata violentemente repressa dalle forze dell'ordine; e a Cracovia, dove nell'aprile 2004 il Festival di cultura gay, dichiarato illegale dalle autorità locali, è finito di fronte all'assedio di 300 hooligans. Infine, il 2 febbraio la sezione polacca dei neonazisti di Blood and Honour ha pubblicato sul proprio sito web un elenco con foto dei «nemici della Polonia»: militanti di movimenti antifascisti, femministe, organizzazioni radicali di sinistra, omosessuali, negri, «punk». Nella cattolicissima Polonia gli omosessuali non se la sono mai passata bene, nemmeno all'epoca dell'ateismo di stato. Ma oggi, passati anche i tempi di Woityla, sebbene la scena gay nazionale vanti una trentina di organizzazioni ufficiali e numerosi club, la situazione sembra peggiorata.

Non va meglio nella vicina Lettonia: a Riga la scorsa estate - nonostante la contrarietà del premier Kalvitis - si è svolto il primo gay pride del paese, con poche decine di marciatori circondati da centinaia di oltranzisti di destra, protagonisti di aggressioni dirette che la polizia ha tentato inutilmente di arginare. Per i gay dell'Est, Bruxelles è l'ultima speranza. Lo pensano anche in Russia, dove a maggio dovrebbe tenersi il primo gay pride della storia della Federazione: il sindaco di Mosca Luzhkov, fedelissimo di Putin, ha già detto no. Ma gli attivisti sono pronti a ricorrere alla Corte di Strasburgo.
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