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"Sei gay", 16enne si uccide a Torino

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2007 11:17
07/04/2007 18:45
 
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I funerali di Matteo
"Ti prometto: tutti quelli che ti hanno fatto star male, li faremo sentire peggio dei vermi". Si legge anche questo in uno dei bigliettini che gli amici e i compagni di scuola hanno lasciato questa mattina, a Buttigliera d'Asti, sul sagrato della chiesa dove si sono svolti i funerali di Matteo, lo studente di 16 anni morto suicida a Torino. Una minaccia contro i ragazzi che lo hanno deriso e vessato imponendogli un'etichetta di omosessuale che lui detestava.

Ieri, nella camera ardente di Torino, dove il corpo di Matteo era stato ricomposto, un messaggio analogo era spuntato tra i biglietti di condoglianze: "Quei delinquenti verranno puniti". Anche la preside dell'istituto frequentato da Matteo, il tecnico Sommeiller, uno dei più prestigiosi della città, ha ricevuto delle e-mail dai contenuti analoghi.

I compagni di classe di Matteo si sono raccolti nella chiesa San Martino. Silenziosi e commossi, stretti intorno al feretro, hanno issato la bandiera del loro istituto scolastico listata a lutto. "Forse adesso raggiungerai quel mondo diverso che non trovavi mai. Solo che non doveva andare così...", hanno scritto su un cartellone. E su un altro si leggeva: "La tua storia meritava più ascolto e magari chissà se avessimo potuto darti una mano...". Sull'altare, a celebrare la messa, oltre al parroco di Buttigliera d'Asti, don Bruno Vanoni, c'era anche lo zio di Matteo, don Giovanni Maritano, e don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele.

Straziante il dolore della mamma, Priscilla, filippina, del padre Francesco, dei due fratelli. In chiesa anche una delegazione della comunità filippina torinese. "Lassù hai trovato un mondo dove stai bene - è stato il messaggio letto da una ragazza - circondato da persone buone come te". E sull'agenda posta all'ingresso della Chiesa una mano ha scritto: "Come è difficile dare l'addio a uno spirito buono e a un'anima bella che questo mondo non ha saputo apprezzare".

Tanti applausi si sono levati quando la preside dell'istituto frequentato da Matteo ha preso il microfono per dire: "Sei stato l'orgoglio dell'istituto tecnico Sommeiller". Sulla bara di legno chiaro di larice, qualcuno ha posato un cuscino di fiori bianchi. E tanti fiori, mazzi di calle, di gerbere, di rose candide e azzurre, sono stati deposti davanti all'ingresso della chiesa, accanto ai biglietti d'addio.

Il fratello maggiore di Matteo avrebbe voluto pronunciare un discorso durante la celebrazione funebre, ma è stato travolto dalla commozione ed è scoppiato in lacrime. Nel corso dell'omelia, don Giovanni Maritano si è rivolto "agli educatori" invitandoli a "non abdicare al loro ruolo". E ha esortato gli adolescenti a non mollare: "Non cedete alle sirene dell'arrivismo e della facile popolarità. Le persone buone non sono un bersaglio da colpire, ma uno stimolo per fare meglio". La salma è stata poi tumulata nel piccolo cimitero del paesino astigiano, dove vive il padre di Matteo.

[SM=x432744]
mi chiedo: dov'erano questi compagni di classe, questi amici, questa preside così pridga di complimenti, quando il ragazzo era vittima degli atteggiamenti omofobi delle persone che gli stavano attorno? adesso è semplice utilizzare le più belle parole per far uscire una lacrima, ma sono loro i primi ad aver sbagliato a non aver saputo o voluto fare nulla per aiutare questo ragazzo

[Modificato da GayAbruzzo 07/04/2007 18.46]




07/04/2007 22:59
 
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continuo a dire che i compagni di classe mi fanno solo una gran pena... sono ragazzini. trovo commoventi, piuttosto, quelli che sui bigliettini gli giuravano vendetta... non servirà a nulla nemmeno questo.
Tanto per dirne una, su quel forum tendenzialmente cattolico di cui parlavo in un topic, ho provato a scrivere di questo suicidio, e subito c'è stato chi si è messo a dire che il bullismo è una cosa e l'omofobia è un'altra e che siamo degli avvoltoi a voler montare un caso di omofobia su un povero ragazzino morto suicida... e che se la chiesa ha taciuto è un segno di rispetto che noi, invece, sembriamo incapaci di provare. Finché ci sono persone così, a poco servirebbe finanche smerdare la preside. Poi dicono che i froci sono anticlericali... per dire "questa è omofobia" non basta nemmeno più essere perseguitati con l'accusa di essere gay e gettarsi dal quarto piano. e no, questo è solo bullismo.
08/04/2007 11:53
 
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Re:

Scritto da: liberamente83 07/04/2007 22.59
continuo a dire che i compagni di classe mi fanno solo una gran pena... sono ragazzini. trovo commoventi, piuttosto, quelli che sui bigliettini gli giuravano vendetta... non servirà a nulla nemmeno questo.
Tanto per dirne una, su quel forum tendenzialmente cattolico di cui parlavo in un topic, ho provato a scrivere di questo suicidio, e subito c'è stato chi si è messo a dire che il bullismo è una cosa e l'omofobia è un'altra e che siamo degli avvoltoi a voler montare un caso di omofobia su un povero ragazzino morto suicida... e che se la chiesa ha taciuto è un segno di rispetto che noi, invece, sembriamo incapaci di provare. Finché ci sono persone così, a poco servirebbe finanche smerdare la preside. Poi dicono che i froci sono anticlericali... per dire "questa è omofobia" non basta nemmeno più essere perseguitati con l'accusa di essere gay e gettarsi dal quarto piano. e no, questo è solo bullismo.


non riesco a capire perchè si ha così paura di dire come stanno le cose.
è ovvio che matteo sia stato vittima di un atto di bullismo, ma è altrettanto ovvio che questo bullismo si sia esplicato anche nella forma della classica derisione del gay, come finocchio e simili.



08/04/2007 19:18
 
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non capisco xkè quando muore qualcuno dicono sempre ora sarai felice, ora sarai con gente buona come te,bla bla.... [SM=x432721]
l'hanno ammazzato come fa ad essere felice???????
11/04/2007 12:30
 
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Re:

Scritto da: dikrik 08/04/2007 19.18
non capisco xkè quando muore qualcuno dicono sempre ora sarai felice, ora sarai con gente buona come te,bla bla.... [SM=x432721]
l'hanno ammazzato come fa ad essere felice???????


io non capisco come fanno i compagni di classe che fino a ieri lo insultavano a riempirsi la bocca di belle parole.
io li denuncerei tutti per istigazione al suicidio



15/04/2007 11:17
 
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Gay, ancora a quel punto?
Gay, ancora a quel punto Caro signor Frutterò, il sukkKo di quel ragazzo dell'istituto Sommeiller mi ha non solo addolorato, ma mi ha anche sconvolta nelle mie idee, lo credevo che la difficoltà dt essere gay fosse ormai praticamente superata. Invece c'è stato quel suicidio e poi il vostro giornale ha pubblicato quelle quattro testimonianze di vìttime del pregiudizio antigay. Possibile che dopo tanto parlare siamo ancora a quel punto lì? Irene Martinengo, Ovada


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Gentile signora, condivido il suo orrore per quel suicidio e tuttavia sulle motivazioni ho qualche dubbio. E' molto probabile che i compagni - efferate carogne - lo abbiano tormentato con sibilanti accuse di omosessualità. Ma un ricordo personale, molto lontano e ahimè sempre molto vivido, mi costringe a confessare che anch'io sono stato un'efferata carogna. Avevo dodici anni, abitavo sulla riva destra del Po, ogni mattina scendevo verso il ponte, attraversavo piazza Vittorio, e entravo senza entusiasmo nel ginnasio-liceo Vincenzo Gioberti. Altri due ragazzoni abitavano nello stesso quartiere e capitava spesso che facessimo la strada insieme, anche al ritorno. Uno di loro, che chiameremo Guido, camminava un giorno molto davanti a me. n terzo mi raggiunse a metà della piazza. Cosa successe? Cosa ci prese? Non lo so, non ricordo, fu forse la suggestione dei romanzi polizieschi che leggevamo, forse il capriccio dì un momento, forse una sorta di gioco sperimentale. Guido andava tranquillo davanti a noi, avremmo potuto raggiungerlo, dargli una voce. Invece, io e l'altra carogna rallentammo. Avevamo deciso di «pedinarlo». Era un bambino come tanti, un compagno di scuola, non avevamo nulla contro di lui, non era il primo della classe, non era di pelle nera, la parola gay nemmeno esisteva. Eppure da quel giorno lo lasciammo andar solo, con noi due dietro i pilastri dei portici a tenerlo d'occhio. Perfino quando passava per la rapida visita in chiesa, I1 Annunziata, lo seguivamo nascondendoci dietro i confessionali. H gioco durò un mese, forse due, poi smettemmo per noia. Guido si accorse certamente dei nostri stupidi maneggi, certamente ne soffrì, dovette chiedersi perché lo trattavamo in quel modo. Non ne parlammo mai tra di noi e questa è anzi la prima volta in assoluto che racconto la storia. Sembra poca cosa, come bullismo. Ma io ne provo ancora una bruciante, irrimediabile vergogna. Se dopo settant'anni mi fa ancora quest'effetto vorrà pur dire qualcosa.


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Tratto da "La posta di Carlo Fruttuero" TuttoLibri (La Stampa) Pag. del 14.04.07
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