Pegah Emambakhsh sta per essere deportata in Iran, perché il governo britannico le ha negato lo status di rifugiato legato alla sua omosessualità. Ma come lesbica Pegah rischia come minimo 100 frustate e persino la pena di morte per lapidazione.
Per lei è stato organizzato un sit in a Roma, lunedì 27 agosto dalle 18,30 davanti all’Ambasciata britannica in via XX settembre 80. La manifestazione, organizzata da Arcigay e Arcilesbica, congiuntamente al Gruppo EveryOne (che per prima ha avviato la mobilitazione per Pegah), si rivolge al governo britannico e a quello italiano, affinché faccia pressioni su Londra.
Le speranze, però, non sono tante:
Le decine di migliaia cittadini, gli attivisti e i politici che hanno aderito all’appello per la sua vita lanciato in questi giorni dal Gruppo Everyone hanno ottenuto una proroga della deportazione al 28 agosto. Ma non illudiamoci, perché il governo sta solo aspettando che l’opinione pubblica si concentri su altri eventi per costringere Pegah a salire sull’aereo della morte. Deportazioni come quella riservata a Pegah si sono infatti già verificate, anche in tempi recenti, nel Regno Unito e negli altri paesi.
da
queerblog.it