Voglio avere tre figli ogni anno e metter su una squadra di calcio
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«Questo film parla del mondo della globalizzazione. È una ferita aperta che ci obbliga a guardare da vicino la mancanza di comunicazione di cui oggi è preda l'uomo». È Brad Pitt che parla e il film si intitola «Babel» (come la famosa torre di Babele), emozionante lavoro scritto e diretto da Alejandro Gonzáles Iñárritu, regista messicano già autore del feroce «Amores Perros» (2000) e di «21 grammi» (2003). Premio alla regia a Cannes, il film (la cui lavorazione è durata per ben tre anni) è un gigantesco affresco in cui si mescolano i destini di quattro gruppi di persone diverse, tra Marocco, America, Messico e Giappone, tenuti insieme dal passar di mano di un fucile da caccia, oggetto casuale e fatale allo stesso tempo. Ma non aspettatevi qui il Brad Pitt che, da «Seven» a «Ocean's Eleven», avete conosciuto. Capelli striati di bianco, volto segnato, abiti casuali, Brad soffre, si dispera e piange. Perché Iñárritu si diverte a piazzare le star glamour in situazioni estreme. Qui nei panni di Richard, americano in vacanza in Marocco con la moglie Susan, Brad dovrà affrontare dolore, paura e sangue.
A due anni dal clamore suscitato intorno alla sua persona dai media, i tabloid sembrano ora essersi calmati dopo aver speso fiumi d'inchiostro sul suo divorzio da Jennifer «Friend» Aniston e sulla sua relazione con la già due volte divorziata diva Angelina Jolie. (Lui la chiama Angie). Ora torna a parlare alla stampa. È la prima volta.
«Babel» è un film politico?
«Non credo sia un film politico, ma molto umano. Alla fine è un film che narra quattro storie parallele tra genitori e figli».
Perché ha deciso di accettare questa parte? È un film insolito, dove non c'è un vero protagonista.
«Per il messaggio che Alejandro voleva trasmettere; la consapevolezza che parliamo lingue diverse, la nostra pelle è di colore differente, ma alla fine siamo tutti uguali. Non è il linguaggio che ci separa, ma qualcosa di più. Sono invece la dignità, la moralità e la voglia di dare che ci tengono uniti».
Questo film segna una nuova serie di scelte nella sua carriera?
«Forse sì perché "Babel" ha a che fare con ideali come l'uguaglianza in cui credo fermamente. Mi attrae anche misurarmi con ruoli diversi, meno affascinanti se vuoi, e la parte di un padre e di un marito 45enne, disperato, che cerca di salvare sua moglie mi sembrava un'ottima possibilità. Insomma, voglio fare film di cui i miei figli siano orgogliosi, con un vero messaggio».
È un addio alla sua immagine di sexy star?
«Lo spero, sebbene stia ancora indulgendo in quel ruolo, esattamente come George Clooney. Stiamo infatti girando "Ocean 13". Ma la presenza di Al Pacino in questo caso ci ha offerto un'ottima scusa».
Quanto è cambiata la sua vita negli ultimi venti mesi?«Il cambiamento è stato totale ed era qualcosa che cercavo, ma non sapevo ancora come arrendermi a quello che mi stava accadendo».
Come ci si sente a essere papà?
«È fantastico avere dei figli. Faccio tremila cose allo stesso tempo, vado sempre di corsa e alla fine della giornata sono sfinito, ma felice» (dopo la nascita della figlia Shiloh, Brad ha adottato gli altri due bambini adottivi della Jolie, Maddox, 5 anni, e Zahara, di 14 mesi; ndr).
E ad avere tre figli in un anno?
«Quest'anno ne ho avuti tre e l'anno prossimo ne voglio avere altri tre. Tre figli all'anno. Voglio mettere su una squadra di calcio, voglio andare ai campionati mondiali».
Le piace anche il calcio adesso?
«Sono un grande appassionato di calcio. Ho visto quasi tutte le partite dei campionati mondiali. L'Italia è stata sorprendente e sono contento che siate campioni, ma ancora più felice che non siate riusciti a battere gli Stati Uniti... No... davvero... il calcio è un grande sport, il vero sport mondiale».
Qual è un'altra sua passione?
«La moto. Valentino Rossi è un mago, un vero fenomeno. Io mi diverto in moto, ne ho di tutti i tipi. Ne ho troppe, tanto che mi stanno creando un problema. Ma adesso voglio imparare a volare».
Come le è venuto in mente?
«Angie vola già da un po' e mi ha quasi costretto a imitarla, ma dopo un paio di lezioni sono rimasto fulminato. Volare è una combinazione affascinante tra l'abilità umana, la natura e la macchina. Stare lassù richiede un altissimo livello di concentrazione che non pensavo di avere. Ho il brevetto americano, ma non ancora quello inglese e Angie mi prende in giro».
Che cosa le piace di più nel volo?
«Che non riescono a seguirti. L'idea ci è venuta perché non possiamo fare come qualsiasi famiglia al mondo che carica i bambini in macchina e va a fare una gita, un picnic. I paparazzi ci seguono costantemente, ma per fortuna non riescono ancora a farlo se ce ne andiamo in aereo».
Qual è stato il momento più sorprendente della sua vita di padre?
«Il ruttino! Riuscire a farglielo fare quando ne hanno bisogno è la più grande soddisfazione che abbia mai provato. È bello anche l'ultimo istante, quello prima che si addormenti».
L'adozione va incoraggiata?
«Assolutamente sì. Significa poter dare di più. Ci sono 10 milioni di bambini orfani di genitori morti di Aids. Saranno 20 milioni nel 2010 e invito tutti a farlo. Se non avessimo adottato Zahara lei sarebbe morta e ora non riesco a vedere la mia vita senza di lei. È sangue del mio sangue come lo è Shiloh».
Dopo «Babel» ha già pronto un altro film, dedicato a Jesse James...«
"The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford" è il titolo esatto. Il tema è il mito della celebrità e la caccia a quel tipo di notorietà da parte di tutti coloro che vivono nella sua orbita. Il film ha parecchio a che fare con la mia attuale posizione con i tabloid...».
Insieme con Angelina girate varie nazioni in missione per l'Onu: quali sono i problemi che la colpiscono di più nel mondo?
«La lista è lunga, ma il primo è la miopia politica del nostro governo verso il resto del mondo. Mi irrita il fatto che questo Paese sia stato fondato sui principi e i valori della libertà e ora sembri non tenerne più conto. Sono anche irritato dal fatto che nulla è stato fatto nell'area più povera di New Orleans. Nessuno può ancora tornare a casa a un anno dalla devastazione di Katrina».
A quando le nozze con Angie?«Quando il matrimonio sarà un atto che tutti potranno compiere, non solo uomini con donne, ma anche tra gay. Lo considero un fatto di civiltà».