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Dopo lo sdoganamento delle "femminucce" nel pallone, è tempo di outing per i calciatori gay. Siamo sicuri che sia proprio necessario?
"Il calcio non è roba per signorine!". Uno dei luoghi comuni più antichi, triti e sbugiardati dello sport conosce in questi giorni una nuova intrigante appendice. Dopo lo sdoganamento delle femminucce nel pallone, ora è il tempo dell'outing dei calciatori gay. Sul Corriere di un paio di giorni fa era riportata la notizia, pubblicata dal Financial Times, di 3 atleti tedeschi pronti a rivelare al mondo la propria omosessualità a patto che lo facessero pure altri 8 loro compagni. Una specie di catena di Sant'Antonio della diversità che ha avuto il risultato di far parlare il principale quotidiano di casa nostra di un problema stuzzicante finché si vuole, ma talmente assurdo da far credere di avere sbagliato testata.
Da sempre dare del "ricchione" a un avversario o a un arbitro è una delle specialità delle curve e delle gradinate italiane. Basta che uno non abbia la maglietta giusta è l'offesa è garantita. Così nel calcio, così nella vita. Basta che un collega non rutti pubblicamente, non si gratti tra le gambe mentre cammina, non sganci bestemmie in serie o lasci giù la tavoletta del water per animare il sospetto che sotto-sotto...
Ma in termini estremamente pratici cosa cambia se uno è omosessuale, bi-sessuale o etero nel mondo dello sport? Zero. Per il semplice fatto che se uno è gay, non è detto che debba essere depilato, con le unghie rifatte di fresco e i capelli cotonati. Sembra pazzesco, ma forse al Corriere non si sono resi conto che parlare della cosa può sembrare persino offensivo. I 3 hanno bisogno di mettere in piazza i cavoli loro, decine di altri non ne sentono la necessità e vivono la propria omosessualità senza rodersi il fegato tra mille domande.
Sandrino Mazzola (che detto tra noi il prototipo del maschione non è mai stato...) interviene e dice la sua: "Sì calciatori gay ce ne sono" ma sono restii a venire allo scoperto. Certo, per il semplice fatto che saranno pure cavoli loro che cosa fanno quando sono fuori dallo spogliatoio oppure le compagnie gliele deve scegliere qualcuno tra procuratore, allenatore, presidente e capitano? Bisogna anche provare a mettersi nella testa di un giocatore: se ammetto di essere gay entrare in uno spogliatoio diventa impossibile, il tifo mi bersaglia peggio di quanto faccia coi neri e se in un contrasto tocco un avversario come minimo mi arriva la domanda: "Che fai ci provi?". Meglio lasciare stare. Senza contare che poi chi lo vuole comprare un giocatore omossessuale? Meglio rinviare a quando le scarpette le appendi al chiodo. Eppoi, vista al contrario, al tifoso che gliene può fregare di quello che fai a letto? Se lo dici, evidentemente vuoi generare interesse intorno alla tua persona o cerchi consenso. Perché non fare un piccolo sforzo e tenere per sé questo dettaglio che riguarda solo la vita privata? Sarebbe come se un etero andasse in giro a dire che preferisce fare sesso anale o travestito da gorilla. Problemi suoi. Se è bravo è bravo, se è un brocco è un brocco. Ci sono etero campioni ed etero bidoni. Ci sono omosessuali campioni, bidoni, mediocri. Per fortuna gente tipo Greg Louganis (il tuffatore americano recordman di vittorie alle Olimpiadi) e vari rugbisti hanno dimostrato che si può fare sport ed essere dei fuoriclasse pur preferendo fare sesso con persone omologhe. Vampeta, all'Inter qualche stagione fa, non si dirà mica che era lento, impacciato e inconcludente, insomma un bidone, solo perché manifestava simpatie omosex??? |