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Crocetta (sindaco di Gela): un Vendola alla siciliana

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2005 01:28
17/06/2005 18:29
 
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Molto popolare nella sua città. E che molti vorrebbero futuro governatore della regione di Francesco Bonazzi Comunista, cattolico, omosessuale, nemico giurato della mafia, demagogo quanto serve.

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Il Vendola di domani si chiama Rosario Crocetta e per scovarlo bisogna scendere a Gela, paesone di 80 mila abitanti sfigurato dal Petrolchimico e impoverito da Cosa Nostra. Qui il compagno 'Saro' fa il sindaco da due anni con l'energia di un caterpillar e la fantasia di un piccolo Maradona della politica. Capace di battaglie a viso aperto, come quella per la trasparenza degli appalti, e di colpi a effetto, come quello dello scorso 2 giugno. Quando ha simbolicamente adottato un bimbo somalo nato poche ore dopo uno sbarco clandestino e gli ha imposto il nome: 'Mabrouk', che in italiano significa 'Auguri'. Ora, dopo la vittoria di 'Nichi il Rosso' in Puglia e la batosta appena subita da Enzo Bianco a Catania, nel centro-sinistra si fa strada l'idea di giocare la carta Crocetta per sfidare Salvatore Cuffaro alle regionali della prossima primavera. Da Roma, Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti italiani, lo ha già candidato ufficialmente. E pezzi di società civile, come la Fondazione Caponnetto, hanno colto la palla al balzo chiedendo che la scelta cada su un personaggio "vincente e veramente alternativo", da selezionare con le primarie. Hanno fatto un solo nome: Crocetta. Del resto, se si cerca un candidato 'alternativo', lui lo è al 100 per cento. Certo, il rapporto con le urne non è stato dei più facili. Nella primavera del 2002 Saro si candida a sindaco con il Pdci e manca la vittoria per 106 voti. Non ci sta, parla di "vittoria della mafia" e denuncia brogli elettorali. Il Tar riconta i voti e nel marzo del 2003 gli dà ragione: gli erano state tolte almeno 500 schede. Così il nostro uomo entra in municipio, un palazzone bianco che il regime fascista ha saggiamente appiccicato al Tribunale (i due edifici sono uniti da una grande terrazza con vista sul mare). Il particolare non è ininfluente, perché se c'è un'accusa che da queste parti la Casa delle libertà rivolgeva al sindaco (ora assiste attonita al boom della sua popolarità) era proprio quella di amministrare andando tutti i giorni dai magistrati. Comodità a parte, più o meno è così. Non solo. Se serve, Crocetta va anche a Caltanissetta o a Palermo a firmare denunce o a prendere informazioni. Una fissa? A cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, a Gela c'era un morto ammazzato al giorno e 'Le Monde' aveva ribattezzato la città del Petrolchimico 'Mafiaville'. Da qualche anno, si spara poco o nulla e le cosche si dedicano agli appalti. Quando Crocetta è entrato in municipio, si è accorto che il grosso delle ditte presentava offerte con scostamenti minimi e le gare venivano aggiudicate con ribassi di pochi decimali. Magari vincevano a turno, ma poi i lavori li facevano sempre imprese in odore di mafia. Allora lui ha fatto subito tre mosse: ha imposto il turnover dei funzionari addetti agli appalti; ha invitato i carabinieri a presenziare alle gare; ha costretto le ditte a indicare in anticipo noleggi e subappalti. I costi delle opere pubbliche sono immediatamente scesi e a Gela sono tornate le ditte non chiacchierate. Certo, all'inizio qualcuno se l'è presa un po' e ha pensato di ingaggiare dei killer dalla Lituania. "Dobbiamo eliminare il sindaco finocchio", dicevano i boss al telefono, chiedendosi se erano già arrivati quei "bravi manovali" dall'Est europeo. E avevano anche fissato il giorno: l'8 dicembre 2003. Per loro sfortuna, erano intercettati dalle forze dell'ordine e sono finiti in manette prima di entrare in azione. Da allora, il compagno Saro vive sotto scorta, ma non ha perso né il buon umore né la fantasia. Domenica scorsa, ad esempio, era in programma lo spareggio di andata tra il Gela e il Giugliano per salire in C1, ovvero nel calcio che conta, quello professionistico. Altrove, sarebbe stato un evento da incubo per l'ordine pubblico. E invece è filato tutto liscio perché Crocetta s'è inventato la 'festa dell'accoglienza'. I 500 tifosi campani sono stati ricevuti nella villa comunale da una folla di gelesi che ha offerto loro arancini, pizzette e vino in abbondanza. Il sindaco ha distribuito targhe e gagliardetti ai tifosi ospiti e poi via, tutti insieme allo stadio per un tranquillo zero a zero. Proprio la storia del Gela Calcio, del resto, è l'esempio di come si possa fare dell'antimafia uscendo fuori dagli schemi, con astuzia e buonsenso. L'anno scorso, la società sfiora il fallimento e chiede soldi al Comune, con la minaccia di scatenare la piazza. Solo che nel club c'è almeno un personaggio ritenuto vicino al clan dei Madonia. Allora Crocetta spiega pubblicamente che il comune di Gela non finanzia chi ha rapporti con Cosa Nostra. Poi, avvicina uno a uno tecnici e giocatori e fa loro il seguente discorsetto: "Io vi pago gli stipendi direttamente e senza passare dalla proprietà, e voi giocate tranquilli senza chiedere il fallimento". I giocatori ci stanno e fanno un campionato mai visto, mentre i personaggi poco raccomandabili abbandonano spontaneamente il club. Così Crocetta oggi può andare allo stadio tra gli applausi e dire a tutti: "Avete visto? Non è con la mafia che si va in serie A". Magari esagera un po', ma funziona. Stesso schema con l'associazione locale degli imprenditori. Il sindaco 'comunista' non ne stimava i vertici, lo ha detto pubblicamente e in capo a poche settimane c'è stato un ricambio. Tutto questo, unito alla nascita della prima associazione antiracket in città, ha trasformato Crocetta in un paladino della lotta alla mafia. Da un anno, non c'è iniziativa o convegno sul tema che non lo veda tra i protagonisti. Sempre al fianco di amici come Claudio Fava, Nichi Vendola, Beppe Lumia o don Luigi Ciotti, il compagno Saro incassa applausi e stringe migliaia di mani. E lo invitano a parlare in quartieri off-limits come lo Zen di Palermo o il Librino di Catania. Il suo ufficio è un porto di mare. Alle pareti sono appese sette Madonne sette e una fotografia di Madre Teresa di Calcutta. "Se sono vivo è anche perché i killer avevano scelto la festa di Maria per farmi fuori", spiega il sindaco. Che però era devotissimo anche prima e spiega la venerazione per Madre Teresa con le proprie idee di comunismo e cristianesimo compassionevoli. Così Crocetta, ex sistemista informatico dell'Enichem, lo trovi nelle carceri a far visita ai detenuti; nelle fabbriche e nei cantieri a rischio a trattare con i padroni; sulla spiaggia quando arrivano i clandestini; nelle scuole a spiegare ai ragazzini che legalità e sviluppo devono marciare insieme. Con un curriculum del genere, il compagno Saro può permettersi addirittura un esperimento assoluto per la Sicilia: piazzare 65 telecamere in tutto il centro contro la microcriminalità, senza che nessuno gli dia del liberticida. Anzi, dopo un mese, gli abitanti degli altri quartieri hanno chiesto la videosorveglianza. Ora a Gela nessuno scherza più sul "sindaco finocchio" o sul "comunista bigotto". è vero, lui non ha mai nascosto la propria omosessualità. Ma non ama né esibirla né parlarne. "Rivendico la mia normalità: quello che conta è la dignità dell'amore. Non si guarda agli altri per sapere con chi vanno a letto, ma per sapere che uomini sono", ha detto una volta a 'La Sicilia'. Vive sobriamente e se proprio gli si deve trovare una qualche debolezza, per altro condivisa con illustri statisti, bisogna attaccarsi a una totale assenza di capelli bianchi alquanto sospetta. Non ha mai organizzato un Gay Pride ("Un'autentica scemenza") perché dice che "l'orgoglio bisogna riservarlo ad altre battaglie". Non chiede il matrimonio omosessuale né la possibilità di adottare, perché crede che non si possa crescere al meglio senza una mamma e un papà. E in tempi di osservanza esibita da parte dei politici, Crocetta va a messa regolarmente in una specie di garage a Scavone, il quartiere più degradato della città. Lì ci sono 8 mila persone e un parroco coraggioso, don Luigi, che sta tentando di costruire una chiesa vera con le offerte dei fedeli e l'aiuto dell'amico sindaco. Ecco, dopo la sconfitta di Bianco, candidato senza le primarie e surclassato nei quartieri più poveri, il centro-sinistra si è accorto che può contare su questo inconsueto impasto di comunismo, cristianesimo, praticità e buon senso. Certo, ha un nome un tantino fuorimoda, come Rosario. Ma in compenso di cognome fa Crocetta, come quella che si mette sulle schede elettorali. Il killer venuto dal freddo Rosario Crocetta doveva essere ucciso l'8 dicembre del 2003. Per eliminarlo, i boss avevano deciso di ricorrere a gente venuta da fuori. Così, a Gela, era arrivata una squadra di manovali lituani, che però aveva insospettito un po' tutti. Contemporaneamente la polizia, nell'ambito dell'inchiesta 'Imperium' su usura e turbativa d'asta, intercettava alcuni indagati mentre parlavano del sindaco "da eliminare" attraverso un commando straniero che avrebbe dovuto operare "come i corleonesi", ovvero con il tritolo. Gli italiani finirono immediatamente in manette, ma i lituani furono espulsi come clandestini qualsiasi, compreso il killer prescelto, perché la Procura di Gela riteneva di non avere elementi più gravi a loro carico. L'esplosivo, infatti, non era stato trovato. Tornato in Lituania, però, il mancato assassino del sindaco di Gela si è subito rifatto ammazzando un poliziotto. E ora sta in cella. Attualità.

http://www.gaynews.it/view.php?ID=32749
17/06/2005 22:56
 
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gran bel personaggio... tutti al sud sono questi uomini forti e coraggiosi che bello



18/06/2005 03:56
 
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Non credo che però nessuno abbia mai il coraggio di candidarlo alle regionali dell'anno prossimo.
18/06/2005 07:39
 
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Scritto da: zon@ venerdi 18/06/2005 3.56
Non credo che però nessuno abbia mai il coraggio di candidarlo alle regionali dell'anno prossimo.


lo so. invece potrebbe essere un'idea! anche vendola era dato per spacciato ed ha vinto a sorpresa le elezioni



19/06/2005 01:28
 
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Ma quella però è la Sicilia, non la Puglia!
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