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La Chiesa e l'omosessualità

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2006 02:26
26/09/2005 16:30
 
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«Credo che due persone dello stesso sesso possono scambiarsi affettuosità e usare una terminologia prettamente erotica», disse cinque anni fa don Gianni Baget Bozzo in un’intervista al Foglio. E nella circostanza sostenne che l’omosessualità non è incompatibile nemmeno con la santità. Oggi don Gianni preferisce non aggiungere altro, «anche perché il documento non è ancora uscito, nessuno di noi l’ha letto e può commentarlo». Del documento cui fa cenno si parla da qualche mese. L’ultimo ad annunciarlo è stato, sul New York Times, un esponente anonimo del Vaticano che ha confermato l’intenzione del Papa di vietare il sacerdozio agli omosessuali.

Il problema si pone perché proprio Joseph Ratzinger, nel 1986, scrisse: «Le persone omosessuali sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità». E questo è il cuore del ragionamento di Baget Bozzo: l’omoerotismo, se casto, non può essere peccaminoso, e del resto i sacerdoti fanno voto di castità. Poi ci sono le tendenze. E infatti si propone spesso il brano di una lettera scritta da Sant’Anselmo al novizio Lanzone nel primo secolo del secondo millennio: «Benché infatti io ti ami molto e desideri che tu sia unito a me, vivendo con me, pure il mio desiderio più grande è che tu sia indissolubilmente unito a dei buoni costumi».

Se un santo manifestò così serenamente i suoi sentimenti omosessuali, o almeno omofili, perché ora la Santa Sede intende condannarli, anche se non evoluti a rapporto carnale? Il peccato, semmai, è che i rappresentanti del clero non intendano parlarne. Don Domenico Pezzini, per esempio, preferisce tacere per scarsa fiducia nella stampa. Lui, però, ha fondato a Milano un gruppo di gay cattolici, ed è autore di «Alle porte di Sion. Voci di omosessuali credenti», un libro con la testimonianza di ventinove omosessuali fra cui due preti. Don Pezzini ha il sostegno del cardinale Carlo Maria Martini e di monsignor Gianfranco Ravasi, che hanno spesso definito gli omosessuali «figli dell’amore di Dio».

Il pallino rimane così nella mani di alcuni teologi. Dello spagnolo Benjamìn Forcano, per esempio, sostenitore dell’assenza nella Bibbia di biasimo alla condizione omosessuale. O di Ausilia Riggi Pignata (lei si definisce «studiosa di teologia mistica»). Ausilia Riggi, siciliana, creò scandalo sposando un ex prete, Giacomo Pignata. Oggi, sulla nuova posizione papale, dice: «Non capisco perché la Chiesa dovrebbe escludere gli omosessuali dal momento che essa attualmente esige il celibato e cioè il non-matrimonio di persone di sesso maschile. So che ci sono omosessuali e lesbiche. I primi sono uomini con alcune caratteristiche. Se questi accettano di astenersi dall’uso della sessualità come sono tenuti a fare tutti i preti, non vedo perché dovrebbe essere impedito loro di esplicare il ministero».

Il punto, secondo Giovanni Felice Mapelli, voce di Radio Radicale e coordinatore del Centro ecumenico del Centro studi teologici di Milano, è «la visione così celibatoria e casticocentrica della Chiesa». Cioè, lascia intendere, l’ossessione per la verginità. «Fino a qualche tempo fa si chiedeva agli omosessuali di negarsi. Di non dire niente: non dichiarare e non ti sarà chiesto. Certo, ora c’è il problema drammatico dei preti pedofili, ma così si arriva alla pretesa di negare che gli omosessuali con la vocazione sono stati chiamati da Dio. E’ pericoloso, perché allora bisognerebbe avere il coraggio di togliere i santi dal calendario». Mapelli non si riferisce soltanto a Sant’Anselmo, ma anche a San Sebastiano (di cui è devoto Antonio Fazio), «sospettato di essersi innamorato di un soldato romano», e a Bernardo di Chiaravalle, «che ai novizi scriveva lettere piene di omofilia».

Altro rischio pare quello di tirare in ballo lo Spirito Santo, visto il numero di papi supposti omosessuali, e nemmeno tanto astinenti. Lo storico gay Giovanni Dall’Orto ne indica quattro: Giulio II e III, Leone X e Sisto IV. Di Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, parla Francesco Guicciardini: «Credettesi per molti, nel primo tempo del pontificato, che e’ fusse castissimo; ma si scoperse poi dedito eccessivamente, e ogni dì più senza vergogna, in quegli piaceri che con onestà non si possono nominare». E in una «pasquinata» del 1521 (anno della sua morte) si disse con gran disinvoltura: «Morì el meschino, e non te dir bugia / per fotter troppo in cul un suo ragazzo».

Probabilmente non era tanto questione di tempi bui (nel 1532 Giulio III nominò cardinale un diciassettenne). Quando, nel 1976, Paolo VI dichiarò «disordinata» la condizione omosessuale, lo scandaloso scrittore Roger Peyrefitte, membro dell’Accademia di Francia, scrisse che il pontefice non aveva diritto di sostenerlo, viste le sue particolarissime amicizie. «Cose orribili e calunniose vengono dette sul mio conto», si lamentò il papa, anche perché il suo presunto amante fu individuato in Paolo Carlini, attore di seconda fila già compagno di Raffaella Carrà.

E Guido Ceronetti, una delle grandi firme della Stampa, scrisse di un altro e recente santo: «C’è un documento iconografico notevole di questa “affettività di languore”: la confessione davanti al fotografo, in bella posa, del chierichetto Paolo Albera, tra altri preti e ragazzi. Don Bosco aveva voluto che gli poggiasse la fronte sull’orecchio. Questo intenerimento non andava che ai “giovanetti”; aveva un vero orrore del contatto femminile... Nessun santo ha lasciato, come ultime parole scritte di suo pugno, un pensiero così strano come don Bosco: “I giovanetti sono la delizia di Gesù e Maria”. Soltanto loro».

Mattia Feltri, La Stampa

Sant'Anselmo, San Sebastiano, San Bernardo, don Bosco, papi Giulio II, Giulio III, Leone X, Sisto IV...sono tanti i gay nella chiesa




29/11/2005 09:17
 
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Questo documento è ferocemente discriminatorio
“Questo documento non è un’apertura ai gay, anzi si tratta di una vergognosa chiusura nei confronti del mondo omosessuale”: è la dichiarazione secca di Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay che dice la sua sul documento della Congregazione per l’educazione cattolica.

Presidente, come valuta il documento su sacerdozio e omosessualità?
“Non si tratta di un’apertura, è la chiusura in un fortino di una Chiesa che non sa più relazionarsi col tema della sessualità. D’altronde è la prima volta che il Vaticano indica chiaramente che chi ha tendenze omosessuali non può diventare prete”.

Cosa si introduce di nuovo e negativo, a suo parere?
“Qui si dice che vanno rifiutati gli aspiranti preti che manifestino una tendenza omosessuale: cioè non si lega più il sacerdozio al semplice non praticare atti sessuali. Vede, per gli eterosessuali che vogliono diventare preti basta il voto di castità. Mentre ora, e ribadisco per la prima volta, la Chiesa dice che se un omosessuale vuole diventare prete, anche se non pratica atti sessuali, non può!”.

Ritiene che si tratti di una grave forma di discriminazione, quindi.
“Gravissima. È un documento ferocemente discriminatorio perché non si interviene sul comportamento ma sull’identità!”.

Crede che ci saranno ripercussioni all’interno della Chiesa?
“Sì, questo provvedimento colpirà negativamente da un punto di vista psicologico i tanti sacerdoti omosessuali che si erano sentiti accolti dalla Chiesa in base alla loro scelta di castità. Ora si sentiranno esclusi, rinnegati, tagliati fuori”.

A suo parere, come mai il Vaticano ha voluto pubblicare un documento di questo genere?
“Da una parte c’è una finalità di colpire qualsiasi rivendicazione della propria identità omosessuale. Dall’altra si vuole utilizzare questo documento come capro espiatorio davanti ai tanti casi di pedofilia: come dire, ‘visto che abbiamo avuto tanti preti pedofili, ora vi mostriamo che ci diamo da fare in questo campo’. Insomma, oltre ad averli coperti, quei preti pedofili, ora fanno pure una sovrapposizione falsa e insostenibile tra pedofilia e omosessualità. È una strumentalizzazione vergognosa”.
20/02/2006 15:07
 
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Omosessualità, l´offensiva vaticana
Da stamane nell´ateneo del Papa. L´obiettivo sono matrimoni e Pacs che stanno ottenendo riconoscimento in vari paesi
Omosessualità, l´offensiva vaticana
Seminario alla Lateranense: fermare la cultura gay

Teologi e psicanalisti a convegno per approfondire il tema "Si tratta di una alterazione della identità sessuale"
MARCO POLITI

CITTÀ DEL VATICANO - La Chiesa prende di petto la cultura gay. Alla Lateranense - l´ateneo del Papa - l´Istituto «Giovanni Paolo II per la Famiglia» parte stamane con un seminario internazionale sull´omosessualità e la questione sessuale. E´ l´iniziativa più grossa sull´argomento che l´Istituto Giovanni Paolo II (fondato a suo tempo per espresso desiderio di papa Wojtyla) abbia messo in campo in vent´anni di attività. L´urgenza è motivata dall´esigenza di aprire un´offensiva contro il movimento gay, dato l´estendersi in varie parti del mondo occidentale di proposte legislative per i matrimoni omosessuali o i patti civili di solidarietà (Pacs).
«Il seminario - è scritto nel programma - offre un approfondimento dei rischi che comporta la negazione della differenza sessuale». L´obiettivo da scongiurare è il riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Appare particolarmente inquietante, si afferma, che nei paesi dove già hanno concesso o si sta per concedere tale riconoscimento venga inclusa la possibilità dell´adozione di figli. «L´omosessualità è una finzione di intimità», scrive il teologo moralista Josè Noriega nel numero speciale apparso sull´argomento nella rivista Anthropotes, edita dall´Istituto. Nel rapporto omoerotico, continua Noriega, il corpo è usato come «uno strumento carente di significato». L´unica soluzione per gli omosessuali è di vivere la propria dimensione affettiva «in castità».
Monsignor Tony Anatrella, autore di un duro commento sul clero omosessuale apparso sull´Osservatore Romano dopo la pubblicazione del documento vaticano che vieta il sacerdozio a candidati gay, sostiene che «l´omosessualità è un´alterazione dell´identità sessuale». Non è una malattia in senso stretto, concede, però «attiene alla categoria delle perturbazioni della personalità, che dipende da conflitti intrapsichici non risolti». Anatrella, psicanalista, è uno dei relatori del convegno insieme al giurista David Crawford di Washington e al teologo Juan José Perez-Soba di Madrid.
Preoccupa la Chiesa cattolica la tendenza generale dei parlamenti di riconoscere le coppie gay in quanto tali e in questo senso la recente risoluzione anti-discriminazione dei diritti omosessuali votata dal parlamento europeo (con un massiccio suffragio a favore da parte dei cattolici del Partito popolare europeo, tranne gli italiani) ha rappresentato un campanello d´allarme assai forte.
Per la gerarchia ecclesiastica l´ipotesi dell´«equiparazione» tra matrimonio e coppia gay è assolutamente da respingere. Negli Stati Uniti, come spiegherà Crawford, tende a farsi strada - almeno in certi processi dinanzi alle corti supreme di uno stato - l´idea che «poiché gli omosessuali sono membri a pieno titolo della comunità, pagano le tasse e sottostanno ai doveri civici della cittadinanza, ne deriva che dovrebbero ricevere gli stessi benefici della cittadinanza». Ad esempio il diritto di sposarsi o di ottenere gli stessi privilegi del matrimonio.
Il convegno, tuttavia, vuole anche approfondire la tematica complessiva dell´identità sessuale, dei rapporti uomo-donna, della differenza tra identità di genere e inclinazioni sessuali, della relazione con l´Altro, dell´importanza fondamentale per il bambino di una polarità maschio-femmina nei genitori. Lo psicanalista Mario Binasco, docente presso l´università Lateranense, sostiene l´esigenza di dibattere con calma tutta la problematica sessuale.
«Questi temi - ha scritto - stanno subendo nella nostra civiltà una sovversione senza precedenti, che rimette in causa tutta la questione della realtà sessuale, del suo valore, del suo statuto, del suo significato nell´esperienza e nella realtà umana associata». Perciò Binasco è convinto che per la Chiesa la partita - sessualità abbia una rilevanza analoga a ciò che «fu in gioco nel caso di Galileo»: il rapporto tra le parole della Rivelazione, la scienza, la realtà e la verità. E´ necessario, sottolinea, oltrepassare l´«ideologia gay» per analizzare le autentiche dinamiche interiori del singolo, come si struttura il suo desiderio d´amore e il suo rapporto con l´Altro.
25/02/2006 02:22
 
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L'omofobia vaticana e la mano pesante delle guardie "italo-svizzere"
L'omofobia vaticana e la mano pesante delle guardie "italo-svizzere"

Giovedì 23 febbraio si è tenuta a Roma una conferenza pubblica sull'omosessualità organizzata dalla Pontificia Università Lateranense. La conferenza era l'unico momento aperto al pubblico nell'ambito della cinque giorni seminariale su "La questione omosessuale: psicologia, diritto e verità dell'amore".
Tra i relatori c'era anche Tony Anatrella, psicanalista gesuita francese che ha scritto la voce 'Omosessualità' del Lexicon vaticano pubblicato nel 2003, una 'chiccà di preguidizi omofobici che, oltre a ridurre l'omosessualità a "intrigo psichico" e a negare la possibilità della dimensione omoaffettiva e dunque di qualunque forma di relazione 'omo', utilizza contro le persone omosessuali gli stereotipi e i modelli dell' antisemitismo più becero, quale la teoria del 'complotto della lobby gay' che minaccerebbe la società.

In maniera molto più blanda di quanto avvenne nel 1972, quando a Sanremo un gruppo di omosessuali e transessuali irruppe nel convegno dei sessuologi di area cattolica che discutevano di omosessualità interrompendone i lavori, a Roma circa dieci persone gay lesbiche e trans appartenenti a Facciamo Breccia, No God e al gruppo di omosessuali credenti Nuova Prospettiva ha cercato di partecipare alla conferenza, vedendosi però negata la possibilità di controbattere alle affermazioni gravemente discriminatorie dei relatori.

Al gruppo dei diretti interessati, rinchiusi in una sala secondaria, è stata offerta come sola possibilità quella di scrivere le domande su un foglio.

Ma anche in questa forma controllata nessuna delle domande formulate è riuscita a raggiungere il tavolo degli interventi, mentre ai militanti sono stati strappati violentemente i piccoli adesivi incollati sul petto con la scritta "sono gay" o "sono lesbica". Un commesso vaticano ne ha approfittato anche per molestare una delle partecipanti, palpandole il seno con la scusa di toglierle l'adesivo. Alle proteste della donna, è intervenuta anche la polizia, che le ha chiesto i documenti e ha cercato di portarla in un'altra stanza venendo, però, bloccata dagli altri militanti presenti, che sono stati a loro volta identificati e invitati a lasciare l'istituto dato che, nel frattempo, la conferenza era terminata.

All'uscita il gruppo di lesbiche, gay e trans è stato insultato e minacciato; senza nessun motivo, un ragazzo è stato anche spintonato e gettato a terra.

La vicenda è particolarmente significativa nel mettere in luce tanto il grave ritorno di omofobia che sta caratterizzando il papato di Ratzinger con la sua volontà di sovradeterminare la sfera pubblica perché venga negato qualsiasi diritto alle persone omosessuali e transessuali, quanto il potere e l'arroganza con cui viene tolto il diritto di parola a gay, lesbiche e transessuali che da anni hanno scelto di uscire dall'invisibilità per divenire soggetti politici.

Questo, soprattutto, non piace al Vaticano, che gioca perfino la carta del vittimismo affermando che chiunque si pronunci contro le unioni omosessuali "perde il diritto di parlare e viene liquidato come un intollerante". Tali parole, contenute nel programma del seminario tenutosi all'Università Lateranense, si rivelano ancora più paradossali alla luce dei fatti occorsi.
25/02/2006 02:26
 
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«Chi mi critica si confronti con le mie idee»

Vladimir Luxuria, al secolo Vladimiro Guadagno, oppure Paola Crepasse, la psicoterapeuta in onda su Radio Capital; la sera con la rubrica «si sdrai per favore», la mattina dispensatrice di consigli con «Cuore e Luxuria». Oppure transgender, né uomo né donna, 39 anni, segno zodiacale cancro, nata a Foggia, laurea in Filosofia, direttore del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, organizzatrice dei gay pride dal 1994 al 2000, libri, teatro, radio, tv e ora la candidatura nelle liste di Rifondazione. Diritti, laicità,lavoro: le tre parole campeggiano sul suo sito elettorale. Chi si aspettava lustrini e paillettes e apparizioni tv hard non ci ha capito niente. Vladimir Luxuria ha colto di sorpresa molti, compreso l’ex ministro Maurizio Gasparri.

Come le è venuta l’idea di candidarsi?
Non è venuta a me l’idea, ma a Francesco Ferrara, responsabile delle candidature di Rifondazione, che parlava per conto di Bertinotti. Da da circa un anno collaboro con Liberazione, scrivo di politica e attualità, suppongo che Bertinotti abbia letto i miei articoli, abbia saputo del mio impegno per la sua candidatura alle primarie con l’associazione Glbt, gay lesbica bisessuale trans. All’inizio ho avuto molte perplessità perché ho molti impegni professionali, da quelli su Radio Capital, che ora ho sospeso per la par condicio, a quello con una rete tv, un programma per il quale ormai era tutto pronto, scenografie comprese. Ci ho pensato perché essendo una persona seria sapevo che se avessi accettato mi sarei impegnata fino in fondo.

Lei è stata una scoperta per molti. Se l’aspettava il riconoscimento di Gasparri?
Be’, intanto non mi aspettavo le molte offese che mi sono state rivolte, anche di bassissimo livello. Non pensavo che la mia candidatura fosse accettata senza critiche, però gli attacchi personali no, quelli dovrebbero restare fuori dalla politica. Credo che non vadano giudicate le persone senza averle ascoltate, senza capire cosa hanno da dire. La politica senza conoscenza e senza comunicazione non cresce: entrambe sono l’antidoto più efficace contro il veleno del pregiudizio.

Lei ha detto che il ministro Pisanu sta facendo verso di lei del terrorismo psicologico. È andato giù pesante,...
Posso capire che molti non condividono le mie scelte, ma da qui a dire che sono una persona oscena ce ne corre. Oscena vuole dire fuori dalla scena, una persona che non si deve far vedere. Che a dirlo sia un ministro mi sembra grave. In politica ci si confronta sulle idee e non sulle apparenze, anche se le idee ormai sembrano ormai in secondo piano.

Come giudica l’ultima uscita dell’ex ministro Calderoli?
Calderoli disse, durante l’incontro con Lombardo: “noi stiamo costruendo il terzo polo, adesso con Luxuria il Parlamento dovrà costruire il terzo bagno”. Questo è il suo livello. In generale, la Lega ha una dissolutezza linguistica e talmente poco senso di responsabilità politica da aver messo in pericolo la vita delle persone, di intere famiglie - penso a chi lavora in Libia, nei consolati - senza farsi scrupolo. Un’ostentazione di intolleranza che mi sembra in contraddizione con la propaganda in difesa della famiglia.

Parliamo di obiettivi. I Pacs al primo posto?
Devo intanto prendere atto della dimostrazione di grande senso della realtà del movimento gay. Abbiamo deciso di proporre i Pacs e non l'equiparazione del matrimonio così come non abbiamo pensato, adesso, di parlare del tema delle adozioni, perché è prematuro in Italia. Non perché gay e lesbiche non siano capaci di educare un bambino e di dargli più amore di quello che troverebbe in orfanotrofio, ma perché la società non è pronta a far sì che il bambino possa crescere senza turbolenze. Davanti a questo mi fermo. So che non è il momento. Ecco perché è strumentale la polemica che molti fanno su questo punto.

Ma secondo lei sarà possibile su argomenti come questo trovare un punto di mediazione nell’Unione?
Io parto dal programma: è stato firmato da tutti e tutti sanno che la propria posizione non può essere quella dominante. Sono state spese ore e ore di discussione al tavolo dell’Unione su alcuni temi ed è stato giusto confrontarsi prima. Sui Pacs c’è una grande delusione del Movimento perché Prodi ha fatto un passo indietro, ma sono sicura che il governo nei primi 100 giorni sarà in grado di presentare un progetto di legge serio. Registro come positivo il fatto che l’Unione si sia impegnata ad affrontare questo argomento: è una base di partenza.

La vedremo soltanto in Parlamento?
Certo che no: il mio impegno in Parlamento sarà assoluto, perché non conosco un altro modo di agire, ma non rinuncerò alla mia rubrica su Radio Capital o a qualche spettacolo in teatro. D’altra parte mi risulta che molti parlamentari avvocati continuano a portare avanti il loro lavoro.

Ultima domanda: suo padre è di destra. Che farà ad aprile?
Voterà per Rifondazione comunista, visto che non sarò cadidata in Puglia. Mi ha detto: «Voto Rifondazione perché è il mio modo di ringraziare Bertinotti per averti candidato».
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