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Brasile. «L'omofobia è reato»

Ultimo Aggiornamento: 13/06/2006 19:50
13/06/2006 17:08
 
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Il parlamento prepara un progetto di legge che equipara le discriminazioni contro l'omosessualità a quelle razziali

differenza di numerosi paesi, compresi quelli europei, in cui non esiste una legge organica e chiara che tuteli i diritti degli omosessuali, una grande lezione di civiltà proviene dal Brasile, dove il parlamento è avviato ad approvare un progetto di legge che tuteli il movimento e definisca l’omofobia come un delitto al pari delle discriminazioni razziali. Si tratterebbe del primo importante passo per combattere in modo sistematico l’omofobia in Brasile e dare un segnale forte contro le numerose aggressioni che negli ultimi mesi hanno colpito gli attivisti gay. Adamor Guedes, militante gay e presidente dell’Aaglt ucciso a coltellate a Manaus

«Riceviamo continue minacce per le nostre attività di sostegno ai movimenti omosessuali e io stesso negli ultimi anni sono stato oggetto di due attentati, tanto da spingere lo stato a darmi una scorta», spiegava nel febbraio 2005 Adamor Guedes, militante gay e presidente dell’Aaglt (Associação amazonense de gays, lésbicas e trangêneros) descrivendo l’ostilità dimostrata dalla popolazione di Manaus, poco interessata, se non addirittura contraria all’opera di sensibilizzazione per i diritti della comunità gay condotta dal suo leader. Nel settembre successivo il presidente dell’Aaglt fu ucciso a coltellate proprio nella sua città, Manaus, in quello che segnò uno dei momenti più drammatici per tutto il movimento omosessuale.

L’assassinio di Adamor Guedes (la cui “colpa” era di militare nel consiglio dei Diritti umani dell’Amazzonia, aver organizzato alcune edizioni del Gay pride a Manaus e aver promosso la creazione del primo “Seminario de gays, lésbicas e trangêneros que trabalham com aids e direitos humanos em Belém”) rappresentò solo l’inizio di una violentissima campagna contro gli omosessuali che portò, nei mesi successivi, all’uccisione a Rio de Janeiro di Claudio Alves dos Santos (anch'egli impegnato nella difesa dei diritti degli omosessuali) e, nel marzo scorso, ad aggressioni contro i lider delle associazioni che, a Curitiba, lavorano per combattere contro le discriminazioni di cui sono spesso oggetto gli attivisti gay.

L’ondata omofobica, esplosa con tutta la sua virulenza tra gli ultimi mesi del 2005 e l’inizio del 2006 ha spinto il governo Lula a intervenire. Se l’esecutivo non ha minimamente cambiato la politica economica brasiliana attirandosi numerose critiche, il fatto che l’omofobia possa essere considerata dalla legge un reato rappresenterebbe un passo molto importante non solo per il Brasile, ma per tutta l’America latina, dove è ancora presente una forte componente machista. Qui sopra e nella immagine seguente: due momenti del Gay Pride 2004 a San Paolo
a. Il progetto di legge 5003/01, presentato dalla deputata petista alla Camera e vice presidente del partito Iara Bernardi, intende trasformare in crimine le discriminazioni dovute all’orientamento sessuale delle persone nello stesso modo con cui sta avvenendo per i pregiudizi razziali.

Sono previste a breve le votazioni in merito a questo progetto di legge che però ha buone probabilità di essere approvato, mentre la stessa Iara Bernardi si mostra fiduciosa: «Alla Camera c’è un clima collaborativo 175», racconta, «del resto tutto l’iter del Pl 5003/01 è stato discusso con la società civile tramite seminari e consultazioni e adesso i tempi sono maturi per l’approvazione da parte del Parlamento». Un moderato ottimismo si respira anche tra i militanti del movimento Gltb, riuniti nella Asociacìon brasileira de gays, lésbicas e trangêneros (Abglt) che, subito dopo le ultime aggressioni di marzo hanno svolto un’opera di pressione perché il progetto di legge fosse inserito in tempi rapidi nell’agenda dei lavori del Parlamento, oltre ad incassare il sostegno di ben nove partiti, tra cui i socialdemocratici del Psdb, il PcdoB (Partito comunista brasiliano) e, ovviamente, il Pt.

Proprio il PcdoB è stato tra i più attivi nel lavorare con il movimento. Durante i primi giorni di aprile Aldo Rebelo, leader del partito e presidente della Camera, ha ricevuto trenta rappresentanti del movimento omosessuale impegnandosi personalmente a porre il progetto di legge alle votazioni e ottenendo l’appoggio di 90 parlamentari favorevoli alla proposta di trasformare in reato l’omofobia.
«Si tratta di una grande vittoria», aveva sottolineato il Frente parlamentar pela livre expressão sexual (il gruppo che riunisce 85 deputati e 9 senatori e coordinato da Iara Bernardi), «poiché dimostra che è possibile adattare la legislazione brasiliana a un processo di innovazione nel quale sono comprese e riconosciute le differenze di orientamento sessuale e di genere. E anche perché gli stessi movimenti sociali Gltb considerano l’approvazione di questo progetto prioritaria per garantire la piena liberà di espressione sessuale affinché non vi sia alcun tipo di discriminazione evidente o velata».

In realtà fin dal 2004 il vasto movimento Gltb aveva cominciato a mobilitarsi e, con l’appoggio del governo Lula, era stato lanciato il “Programma per un Brasile senza omofobia” che intendeva affrontare non solo le deplorevoli violenze e discriminazioni, ma coinvolgere la società civile in una serie di azioni nell’ambito della salute, della sicurezza pubblica, del lavoro, dell’educazione, della cittadinanza e del turismo, come dimostra il primo “Seminario de Gays, Lésbicas e Trangêneros de Turismo Glbt” a cui stava lavorando Adamor Guedes prima di essere assassinato. Proprio nell’ambito del progetto di legge 5003/01, in occasione del suo incontro con il ministro delle Relazioni istituzionali Tarso Genro, Iara Bernardi ha esortato il governo (nel caso in cui la votazione avesse esito favorevole) a stanziare maggiori fondi per il “Projecto Brasil sem omofobia” ritenendolo molto avanzato, ma altrettanto bisognoso di risorse economiche per essere attuato.

Nonostante l’impegno di un cospicuo numero di parlamentari, «sono ancora molte le persone che soffrono quotidianamente le conseguenze dell’omofobia», ha dichiarato soltanto poco tempo fa Toni Reis, segretario generale dell’Asociacìon Brasileira de Gays, Lésbicas e Trangêneros. Il Brasile è un paese di grandi contraddizioni, lascia capire Beto de Jesus, uno degli ideatori della marcia del movimento Glbt a San Paolo: «abbiamo il Frente parlamentar pela livre expressão sexual, ma anche la forte opposizione e intolleranza dei deputati religiosi (cattolici e evangelici) che impediscono l’approvazione di leggi in cui si riconosca piena cittadinanza agli omosessuali. Inoltre è difficile inserirsi nel mondo del lavoro nonostante la presenza e gli sforzi di oltre 200 gruppi GLBT in tutto il paese che si danno da fare perché l’omosessualità non sia criminalizzata».

In ogni caso le proposte formulate per il progetto “Brasile senza omofobia” e rilanciate recentemente dalla campagna “Compromisso com o respeito e a igualdade” potrebbero essere recepite dal Pl 5003/01 se si trasformerà in legge. L’Abglt sta lavorando con alcuni ministeri (tra cui quelli di Cultura, Giustizia, Lavoro, Sanità, Sport) per riaffermare le politiche di genere, promuovere quelle di uguaglianza in campo razziale e sessuale. E l’eventuale trasformazione in legge del Pl 5003/01 rappresenterebbe una vittoria di ampia portata dei movimenti brasiliani.
13/06/2006 19:50
 
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per far favori alla chiesa il brasile si schierava contro gli omosessuali, finalmente si fa qualche cosa

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