IMMUNE DAL CONTAGIO, l’euroscettica Svizzera - fuori dalla Ue per scelta radicata - porta la prima buona notizia per l’Europa dopo la doppia bocciatura referendaria in Francia e Olanda. Con il 54,6% di voti favorevoli, ieri ha detto sì ai trattati di Schengen
e Dublino sulla libera circolazione e sull’armonizzazione delle procedure d’asilo. Risultati meno calorosi di quelli che ci si attendeva prima del terremoto francese, comunque più che sufficienti. Gli elettori hanno mostrato maggiore entusiasmo nel riconoscere un registro per le coppie omosessuali, garantendo loro con il referendum di ieri diritti civili analoghi a quelli delle coppie sposate in materia di eredità, fisco, assicurazioni sociali e previdenza (esplicitamente esclusi il diritto di adozione e di accesso alla procreazione assistita): favorevoli il 58%. La Ue si congratula per l’adesione a Schengen, le comunità gay - italiana compresa - per il venir meno di una barriera di discriminazioni.
«Fate come i francesi e gli olandesi». Lo slogan battuto a caldo sull’onda del no alla Costituzione sonoramente pronunciato da due tra i paesi fondatori della Ue, non è riuscito a convertire gli elettori elvetici alla politica della porta chiusa. Per il governo e per la maggioranza del Parlamento si tratta di una bella vittoria a scapito dell'Unione democratica di centro, il potente partito della destra nazionalista che ha fatto campagna per il doppio no. «Sono molto felice che gli isolazionisti abbiano perduto», è stato il commento del ministro degli esteri Micheline Calmy Rey. Maggiormente a favore dell’adesione i cantoni francofoni, dove i sì hanno superato il 60%, più fredda la Svizzera tedesca dove la stessa percentuale è andata ai no.
L’adesione all’area Schengen - 13 membri dell'Ue, più Norvegia e Islanda - per il momento non porterà conseguenze pratiche nel passaggio dei confini svizzeri, dove resteranno in vigore i consueti controlli. Si prevede che la Confederazione elvetica si integrerà solo nel 2008, quando entrerà in funzione il nuovo sistema informatico Sis II per l’accesso alla banca dati delle polizie europee, che raccoglie informazioni su 15.000 criminali e 700.000 stranieri indesiderati.
La rafforzata cooperazione in materia di giustizia e polizia è stato il grimaldello con il quale i sostenitori dell’apertura delle frontiere hanno scardinato le resistenze degli isolazionisti che vedevano nelle frontiere aperte soprattutto un rischio: di maggiore criminalità, di immigrazione clandestina, di concorrenza sleale sul mercato del lavoro. Ha avuto il suo peso anche l’accento posto sui benefici economici - fautori del sì l’alta finanza e la grande industria - e sulla semplificazione in materia di diritto d’asilo: l'accordo di Dublino stabilisce che un richiedente asilo possa presentare una sola domanda nell'area Schengen, il che comporterà un 20% in meno di pratiche da esaminare per gli uffici svizzeri.
«Una buona giornata per l’Europa e per la Svizzera», ha detto il presidente di turno della Ue, il lussemburghese Luc Frieden. Il prossimo appuntamento è per il 25 settembre, quando gli elvetici dovranno pronunciarsi sull'estensione dell'accordo ai dieci paesi che hanno fatto il loro ingresso nella Ue nel 2004.
«È un gran giorno per i gay e le lesbiche della Svizzera», è stato invece il commento del presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, che si è augurato che l’Italia non resti «l'unico Paese europeo che continua a discriminare le persone omosessuali».
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