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Il "Buon Sangue" di Jovanotti

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2006 02:47
11/11/2004 17:51
 
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Il cantante, su richiesta del comune, ha realizzato gratuitamente un disegno che rappresenterà la nuova immagine della cittadina romagnola


Sono un comune fortunato, perché mi hanno regalato un logo.
Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti (nella foto), artista senza dubbio poliedrico, ha accettato di realizzare gratuitamente il disegno che rappresenterà l'estate 2005 del comune di Rimini. Il lavoro è stato consegnato dal cantante proprio quest'oggi agli assessori al turismo e alla cultura della cittadina romagnola, Lugaresi e Pivato.
Il disegno realizzato da Jovanotti si distanzia sensibilmente sia per soggetti che per cromatismi da quelli realizzati in precedenza da René Gruau, Gianluigi Toccafondo e Milo Manara. L’opera è un’esplosione di colori che richiama la cultura pop: sotto due splendide gambe di donna si muovono le atmosfere e i soggetti rappresentativi della variegata e vitale realtà di Rimini, dal bagnante a Secondo Casadei, dal dj alla spiaggia con gli ombrelloni, al Rex, alla Rimini di De Andrè. In alto si staglia la scritta “Rimini!”.


Jovanotti, ha collezionato non pochi trascorsi riminesi, soprattutto all'inizio della sua carriera. E commenta: “Questa è una cosa che mi onora e mi fa felice. Spero di fare un disegno che piaccia ai riminesi e che accenda la lampadina a quelli che vengono da fuori. Rimini è un posto che amo e questo incarico mi fa davvero piacere… Io sono un appassionato di Federico Fellini, conosco tutti i suoi film praticamente a memoria e sono un affamato lettore di tutto quello che ha scritto o detto in interviste o disegnato con i suoi pennarelli”.
La presentazione ufficiale del disegno del lavoro avverrà all’inizio del prossimo anno, durante le giornate della Borsa Italiana del Turismo di Milano.

11/11/2004 22:15
 
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ma che fine ha fatto? non canta più?



19/11/2004 09:59
 
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Grande Jovanotti!




09/06/2005 15:46
 
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Giovedì 9 giugno alle 21, sarà all’Auditorium Parco della Musica per un’intervista-dibattito

"Incontri d’autore", è il progetto che prevede una serie di incontri-interviste con alcuni dei maggiori protagonisti della musica leggera italiana, una serata in cui riscoprire il gusto della conversazione. Per la prima volta i grandi della canzone salgono sul palco, ma solo per parlare. Giovedì 9 giugno approda all’Auditorium Jovanotti e lunedì 20 giugno sarà la volta di Lucio Dalla che racconterà la sua storia fatta di concerti, di spettacoli teatrali e musical, di programmi televisivi e di libri, di film e di incontri nei quali ogni volta ha provato a ridefinirsi.

Incontri d’autore, è il progetto che prevede una serie di incontri-interviste con alcuni dei maggiori protagonisti della musica leggera italiana, una serata in cui riscoprire il gusto della conversazione.
Per la prima volta i grandi della canzone salgono sul palco, ma solo per parlare. Giovedì 9 giugno approda all’Auditorium Jovanotti e lunedì 20 giugno sarà la volta di Lucio Dalla che racconterà la sua storia fatta di concerti, di spettacoli teatrali e musical, di programmi televisivi e di libri, di film e di incontri nei quali ogni volta ha provato a ridefinirsi.

Anche Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti ha saputo reinventarsi: tra le due realtà, quella di Lorenzo e quella di Jovanotti, c’è stata per lungo tempo una sorta di avvincente battaglia. Il primo tendeva a ragionare, a metter su famiglia, a costruire musica attorno alle passioni e ai sentimenti; il secondo voleva divertirsi, ballare, fare del ritmo uno strumento di vita. Poi le due anime del Signor Cherubini sono diventate una persona sola, che il pubblico chiama indifferentemente Lorenzo o Jovanotti. Un’unica persona che prova a mettere in sintonia poesia e ritmo, sentimenti e divertimento, impegno e leggerezza, in una musica che riesce a raccogliere elementi molto differenti fondendoli in maniera spesso originale, sempre avvincente. Se gli esordi lo avevano dipinto come un allegro ragazzetto dotato di poco sale in zucca, poi crescendo il musicista e dj ha cambiato look, ha mutato approccio alla musica e alla vita trasformandosi in una delle voci più personali della musica italiana che mette in sintonia poesia e ritmo, sentimenti e divertimento, impegno e leggerezza fondendo nelle canzoni elementi molto differenti in maniera spesso originale, sempre avvincente.

L’originalità ha da sempre contraddistinto anche Lucio Dalla che non è più “soltanto” un cantautore, ma un giocoliere, un prestigiatore, un avventuriero, un artista multimediale che usa la canzone e la musica accanto alle altre forme della comunicazione e dell’arte, per parlare con gli altri, per raccontare il mondo e la vita, o più semplicemente, come i migliori illusionisti, per farci sognare.

http://www.cinespettacolo.it/csmain/articolo.asp?aid=3131
09/06/2005 16:12
 
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Re:
MI PIACE, ma l'ultimo singolo non lo sopporto. mi ricorda la canzone rap di giucas casella e rosi al ristorante di rai1! [SM=x432719]



09/06/2005 18:03
 
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Non è la migliore canzone di Jovanotti d'accordo.

Però, Casella no ...
19/06/2005 01:59
 
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La notte scorsa al festival di Frauenfeld la stella di Jovanotti ha illuminato la festa musicale di migliaia di giovani provenienti da tutta la Svizzera.

FRAUENFELD - Per la prima volta sull'Allmend di Frauenfeld, al cospetto di decina di migliaia di giovani, non si balla il rock ma musica rap, funky e hip hop: ad aprire le danze la notte scorsa è stato chiamato Jovanotti, a chiuderle domani ci penseranno Papa Roach e Snoop Dogg. Jovanotti era l'artista più atteso e non ha deluso i presenti al concerto: si è esibito cantando i brani del suo ultimo album, «Buon sangue» ed ha entusiasmato gli animi. In particolare ha fatto incrociare i decibel con le frequenze dei sen sensi con la canzone «Canto 3», un pezzo con elementi di funk, elettronica, rock e soprattutto hip hop. «In tutto il mondo i giovani ascoltano musica hip hop», ha proseguito l'artista, «solo da noi esiste ancora la canzone e il Festival di Sanremo».

Nella realizzazione di questo nuovo album Jovanotti si è ispirato anche al grande poeta, toscano come lui, Francesco Petrarca. Jovanotti, 40 anni, ha dedicato il disco all'amico scomparso Tiziano Terzani, inviato del Corriere della Sera, scomparso alcuni mesi fa: «E' stato per me un vero amico. Ci siamo scritti molte volte e sono andato a trovarlo a Firenze un mese prima che morisse, abbiamo passato una splendida giornata insieme e gli ho raccontato di questo disco che stavo preparando. Mi ha dato tanto coraggio».

Il coraggio delle proprie idee

Quel coraggio che ha voluto mettere sul pentagramma con un brano dal titolo, appunto «Coraggio», che è uno dei brani trainanti dell'album. Alla soglia dei 40 anni, Lorenzo Cherubini torna ad affrontare tanti temi a lui cari, ma con più consapevolezza. «Sono cambiato in questi anni, forse anche perchè ora ho una mia famiglia, sono un padre e questo comporta nuove responsabilità, preoccupazioni in più rispetto a quando avevo 25 anni» .»Poi ho capito che la vita è una lunga entusiasmante avventura, dove si cade, ci si rialza». «Coraggio», come ripete più volte nella canzone che così si intitola. «Anche se, alle volte, il primo ad essere scoraggiato sono io», ha ammesso. «Certo guardandosi intorno in questo mondo c'è poco da stare tranquilli». Non è più il momento dei messaggi, quindi, secondo Cherubini, che ha capito «che la vita non ti consegna dei messaggi» Jovanotti lo dice senza esitazioni.

Il ribelle ed il veggent

Il ragazzo che cantava «Gente della notte», sembra davvero diventato adulto. Così affrontando la politica conferma le sue preferenze a sinistra, ma con qualche riserva. Sul Papa riconosce di aver avuto qualche perplessità iniziale («come molti terzomondisti speravo in un papa di colore»), ma poi ha cambiato idea. «E' molto meglio sapere chiaramente come la pensa il Papa», ha spiegato «E' giusto che il Papa faccia il Papa, così non ci sono confusioni di ruoli: è ovvio che lui non la può pensare in un certo modo sui preservativi visto che... oppure sulla procreazione assistita, dal momento che non deve avere figli».

Jovanotti ha riconfermato di essere un grande artista e un grande uomo, impegnato nel sociale (non ha caso lui è stato il primo vincitore del «Tributo ad Augusto Daolio», per la canzone di impegno sociale).
E «Buon Sangue» è un disco destinato a rimanere negli annali della musica italiana. (ms.)

http://www.thurgauerzeitung.ch/default2.cfm?vDest=Artikel&id=789033&re=Kreuzlingen
22/06/2005 10:31
 
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baaaaaaaaaaaaaaaaaasta,nn la sopporto piùùùùùùùùùùùù... ke canzone noiosa
ma xkè nn si mette a fare cabaret,è tanto simpatico ma è stonato e noiosi cn le sue canzoni [SM=x432761]
22/06/2005 11:34
 
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Re:

Scritto da: gieffina 22/06/2005 10.31
baaaaaaaaaaaaaaaaaasta,nn la sopporto piùùùùùùùùùùùù... ke canzone noiosa
ma xkè nn si mette a fare cabaret,è tanto simpatico ma è stonato e noiosi cn le sue canzoni [SM=x432761]


a me mette allegria...mi piacciono le cose demenziali^_^[SM=x432760]







.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

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By Strawberry89


Roma 26/27 Marzo 2005 Me, Tindriel, Little Susie, Cat83, Brea, Helluin : CHECCIAIMONETAAAAAAA???? WE SPECK *****SH!

"Life is a work of art- you gotta paint it colorful
Can make it anything you want
Don't have to stick to any rules
You don't need a high IQ to succeed in what you do
You just gotta have no doubt just believe in yourself"

"Everyone wants to change the world, but no-one knows where to start" BONO VOX

"You can be anything you want to be, just turn yourself into anything you thing that you think you could ever be...be free with your tempo, surrender your ego, be free to yourself" FREDDIE MERCURY

"Be yourself, dont' take anyone's shit and never let em take you alive!" GERARD WAY

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
22/06/2005 15:07
 
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anche a me anche a me anche a meeeee
[SM=x432719]



22/06/2005 17:07
 
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tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

ANCORA TUTTI INSIEME

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

TUTTI IN CORO

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

UN SOLO GRIDO

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

ANCORA?!
22/06/2005 17:13
 
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ancora ancora zizizizi!
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22/06/2005 19:46
 
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A me piace:tiè:




Dove può arrivare l'orizzonte
Quando una nazione nasconde
Le sue menti organiche in una cantina...scura e torva
Devono essere tutti molto ottusi...
23/06/2005 10:11
 
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Re:

Scritto da: MrGeorge 22/06/2005 17.13
ancora ancora zizizizi!
[SM=x432787]



Ancora? Allora in onore di Mr George ...


tanto tanto tanto tanto tanto tanto

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tanto tanto tanto tanto tanto tanto

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tanto tanto tanto tanto tanto tanto

tanto tanto tanto tanto tanto tanto

ANCORA TUTTI INSIEME

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TUTTI IN CORO

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UN SOLO GRIDO

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tanto tanto tanto tanto tanto tanto

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ANCORA?!
02/08/2005 13:21
 
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"Tante" imitazioni
Il singolo portante dell'ultimo cd di Cherubini non è un capolavoro. In compenso la sua stranezza fa fiorire le imitazioni


Il brano, diciamocelo, non è granché. Neppure l’ombra più pallida e smunta del Jovanotti di qualche anno fa. Quello ispirato di “Piove” e “Ragazzo fortunato”, tanto per fare due titoli.
Eppure qualcuno dà il suo sconclusionato “Tanto (3)” favorito per la vittoria al Festivalbar di Italia 1, con finale a metà settembre all’arena di Verona. Sarà perché è molto amico del patron Andrea Salvetti? Le solite malignità...
Nel frattempo, più del disco (una strana autointervista sotto forma di canzone, che in radio comunque gode di un bel po’ di passaggi) funzionano le parodie. Una l’ha messa in circolazione la Rete Tre Rtsi, radio della Svizzera italiana, e si può scaricare dal sito: WWW.RTSI.CH
Racconta la storia di Bepi, alpino di “Berghem” che di notte utilizza il mulo di sua proprietà per soddisfare irriferibili bisogni sessuali. Il ritornello infatti è “pota pota pota pota”, esclamazione che in bergamasco si riferisce all’organo sessuale femminile.


Anche Radio Deejay ha lanciato la cover, che pare abbia strappato qualche sorriso anche a “Lorenzo Cherubini in arte”. L’altra parodia di “Tanto (3)” è un testo antiberlusconiano che fa capolino in rete. Eccone una parte: “Di dove sei? Lumbard. Qual è il tuo aspetto? Meno folto di un tempo, ma non per questo stempio. Innamorato? E ‘sti cacchi. E per l’altezza? I tacchi. Chi governa il mondo? Bush. Chi è suo amico? Io. Che ti dice Bondi? Sei un Dio”.

http://www.vipline.it/index.php?status=vlnews&idnews=2641
13/09/2005 23:41
 
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beh la canzone Tanto di Jovanotti non si sopporta + perchè e diventato un fenomeno mediadico, la sentiamo in tutte le salse e per questo c'ha rotto i marones... cmq io gia non l'ascoltavo + dall'inizi di agosto ..
02/11/2005 16:51
 
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Musica: i corveleno apriranno i live siciliani di jovanotti
Catania, 2 nov. - (Adnkronos) - Saranno i Corveleno, gruppo rap fra i piu' amati della scena hip hop italiana, ad aprire i live siciliani di Jovanotti che si terranno al Palasport di Palermo il 16 novembre e al Palasport di Acireale il 18 novembre. Alle spalle del palcoscenico nel quale si svolgera' il concerto, sara' riversata una cascata di immagini curate da Sergio Pappalettera e dallo stesso cantante. Jovanotti e Giancarlo Sforza, designer del palco, hanno scelto un 'fondale' di 90 metri quadri di G-Lec, la nuova tecnologia tedesca nel campo della videoproiezione, uno strumento che e' luce ed immagine insieme.

07/11/2005 04:31
 
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Jovanotti sbarca al Palalottomatica di Roma il 10 novembre
Giovedì 10 novembre Jovanotti sarà in concerto al Palalottomatica di Roma. Con lui sul palco ci saranno Saturnino (basso), Franco Santarnecchi (moog, hammond, rhodes.dx7, clavinet, synt), Jorge Bezerra Junior (percussioni), Mylious Johnson (drums), Riccardo Onori (chitarre) e Cristian Rigano (computers, synt, sequencer, tastiere). Ad aprire il concerto la band dei Corveleno, uno dei gruppi rap più rappresentativi dell'attuale scena hip hop italiana. Il 2005 ha segnato per Jovanotti un grande rientro sulla scena musicale: il suo ultimo lavoro discografico "Buon sangue" è già triplo disco di platino e ai primi posti della classifica di vendita. L’ultimo singolo "Mi fido di te" è la canzone più trasmessa dalle radio italiane ed è tra i brani più scaricati dai siti che offrono musica on line. Il nuovo tour “Buon Sangue” è partito il 22 ottobre 2005 da Ancona, per poi toccare, tra ottobre e dicembre, le principali città italiane, con oltre 20 concerti. Lo show sarà fortissimo.

Lo spettacolo inizia da quando si entra nel palazzetto. Ci sono I CORVELENO, il gruppo di rap più amato dalla scena hip hop italiana, una mezz’ora di rime e giradischi poi se ne vanno. Si spengono le luci e inizia il viaggio nella suggestione delle voci del cinema, un mix ininterrotto di samples di frasi celebri dei film: drama, sogno, allegria, dolore, utopia, forza, amore, sesso, politica, in un frullato di parole che portano il pubblico verso il tempo del concerto che è tempo compresso, modificato, pompato, fatto brillare. E infatti quando la band e LORENZO entrano in scena le luci del palazzetto invece di spegnersi, si accendono e si attacca come se quello lì fosse il gruppo spalla, una cosa che ti prende strano, e non sai come reagire e allora lasci che la reazione sia vera, la ritualità del concerto pop è infranta, questa è un altra cosa, è una storia nuova. La band e l’MC salgono sul palco come se venissero da fuori, come macchinisti di un treno che prendono posto ai comandi. Il palazzo dello sport è un mezzo di trasporto, si parte. Jovanotti fa concerti da una quindicina di anni e anche stavolta, più del solito, ha deciso di cambiare, di rimettersi a giocare con i linguaggi ma stavolta tutto è compresso, in faccia, semplice, potente e per quanto possibile umano (grazie anche ai computer) ma senza un’identità forte, anzi il “messaggio”, se proprio deve esserci un messaggio, è che siamo dentro al frullatore e ciò che vale non va mai perduto, anzi più lo frulli e meglio è. E’ una liturgia relativista, se lo guardi da un certo punto di vista, è uno spettacolo di musica pop se lo guardi da un altro, è un raduno notturno…è lo spirito del rock’n’roll. Va in scena il ritmo.
Questo spettacolo di Lorenzo ha un’anima più cruda e funk-rock del solito. Non ha voluto la sezione fiati, i cori, per darsi il vincolo dell’elettronica e della ritmica brutale e black. La band di sei musicisti è densamente spopolata e superselezionata. Mylious Johnson è il miglior batterista under 30 del mondo (south Bronx, ha suonato con Pink, Common, Jay-Z, Destiny’s Child, Mos Def, Beyonce ecc.), Jorge Bezerra Junior è un giovane percussionista brasiliano cresciuto in tour con Joe Zawinul, il numero uno dei talent scout di musicisti oltre grande genio. Saturnino è il legame con la musicalità di Lorenzo, il suo basso, la sua pancia. Riccardo Onori fa parte della squadra da alcuni anni, è un chitarrista eccezionale e unico, di Prato e del mondo. Frank Santarnecchi è stato scovato da Jovanotti mentre suonava jazz nei locali con lo spirito di un bambino e il gusto e la mano di uno Zawinul mediterraneo, in questo show suona le tastiere analogiche vintage: Hammond, Rhodes, dx7, moog, clavinet, vocoder. Infine Christian Rigano, nome da campione, ma non solo il nome è da campione, lui è la spina dorsale elettronica dello show: computer, tastiere digitali, batterie elettroniche. Michele Canova non è sul palco ma il suo apporto alla realizzazione degli arrangiamenti della turné è stato fondamentale. Alle spalle del palco ci sono 90 metri quadri di G-LEC, la nuova tecnologia tedesca nel campo della video proiezione, uno strumento fantasmagorico, un oggetto che è luce e immagine insieme, adatto a vedere ma ancora di più a sognare, a vivere l’immagine come se se fosse una presenza musicale, difficile da raccontare.
15/11/2005 02:35
 
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Musica: artisti toscani in concerto contro la pena di morte
Si terrà al Mandela Forum, martedì 29 novembre a partire dalle ore 20.30, con ingresso gratuito, per la Festa della Toscana 2005. Sul palco saliranno Piero Pelù, Irene Grandi, Lorenzo Jovanotti, i Jubilee Shouters, Ginevra Di Marco, Riccardo Tesi, Pau dei Negrita, Erriquez della Bandabardò, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Paolo Hendel, Folco Terzani.



“Le note musicali sono le parole di un linguaggio universale che comunica, affascina, coinvolge e sensibilizza il grande pubblico di ogni Paese. La musica, strumento che interessa e rende partecipi sui problemi che riguardano il mondo, può essere considerata uno strumento di comunicazione che attraversa i confini nazionali e di dialogo tra i popoli”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana ha parlato del “Concerto contro la pena di morte” che si terrà al Mandela Forum, martedì 29 novembre a partire dalle ore 20.30, con ingresso gratuito. Il concerto è stato organizzato in occasione della Festa della Toscana 2005 che ricorda il 30 novembre 1786, quando, per la prima volta nella storia dell’umanità, il Granducato di Toscana, abolì la pena di morte dal proprio codice penale. “Si tratta di un’occasione corale – ha aggiunto Nencini - per dare il senso della partecipazione degli artisti toscani allo spirito di questa Festa, dedicata alla nuova Europa che dovrà basare le sue fondamenta sulla democrazia regionale. Sarà un momento di riflessione sulla nostra identità e i nostri valori”. Sul palco saliranno Piero Pelù, i Jubilee Shouters, Ginevra Di Marco, Riccardo Tesi, Pau dei Negrita, Erriquez della Bandabardò, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Paolo Hendel, Folco Terzani, Irene Grandi, Lorenzo Jovanotti. “E’ importante la sinergia tra musica e politica –ha detto Piero Pelù, in veste di direttore artistico del concerto- per sensibilizzare le nuove generazioni. Il 29 si esibiranno, gratuitamente, nomi di arte e di musica che dedicheranno le loro performances all’abolizione della pena di morte. Una serata ricca di contaminazioni: ad aprire lo spettacolo i Jubilee Shouters, poi la musica popolare di Riccardo Tesi, la voce emozionante di Ginevra Di Marco, la lettura poetica di Folco Terzani, la comicità di Paolo Hendel, il jazz di Petra Magoni, Pau dei Negrita con due brani dal suo ultimo lavoro, Erriquez della Bandabardò con una canzone di De Andrè, per concludere con Irene Grandi e Lorenzo Jovanotti e i loro successi”. Infine, Simonetta Pecini, presidente della Fondazione Toscana Spettacolo, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa per “tenere accesa una fiaccola sui diritti umani e per far sì che in Toscana non venga mai abbassata la guardia”. “Questo concerto –ha concluso- è una battaglia di civiltà che coinvolgerà tanti giovani”. (bb)
16/11/2005 17:47
 
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JOVANOTTI IN CONCERTO: SPETTACOLO TRAVOLGENTE INCANTA IL PUBBLICO DI VIBO VALENTIA
«Ai ragazzi di Locri e a tutti quelli che lottano: non sentitevi mai soli nella vostra battaglia». Quando Jovanotti, con queste parole, ha dedicato “Mi fido di Te” ai giovani studenti calabresi che sono diventati il simbolo della lotta alla mafia, il Palapentimele di Reggio Calabria è esploso in un fragoroso applauso, a testimoniare che il seme gettato dai ragazzi di Locri sta dando i primi frutti. Il concerto che ieri ha riportato in Calabria l’artista di Cortona dopo un’assenza di tre anni, ha mantenuto tutte le promesse della vigilia, coinvolgendo i circa 4mila spettatori presenti in uno spettacolo entusiasmante, reso ancora più suggestivo da un allestimento scenico di grande impatto: un palco a forma di “H”, con due lunghe passerelle protese verso il pubblico, sul quale campeggiavano 90 metri quadrati di G-LEC, l’avveniristica tecnologia tedesca in campo di videoproiezione, capace di riprodurre immagini e colori che hanno reso ogni canzone quasi una sorta di videoclip.
«Grazie per avermi accolto come un fratello di ritorno da un lungo viaggio», ha esordito Jovanotti dopo aver raggiunto il palco non dalle quinte, ma direttamente dal parterre, fendendo la folla come un pugile che sia avvia al ring. Sino a quel momento, prima che Lorenzo facesse la sua apparizione nel Palapentimele, il prologo del concerto ha offerto una lunga serie di citazioni cinematografiche e letterarie, spaziando da Dante a Tarantino, da Ridley Scott a Troisi, da Kubric a Benigni. «Fatti non fummo a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza», ha ribadito Jovanotti, citando il Sommo poeta, prima di dar fuoco alle polveri della sua musica trascinante, in un crescendo di energia vitale che dopo mezz’ora di spettacolo aveva ormai coinvolto anche molti di quelli che sedevano in tribuna, costretti dal ritmo incalzante a raggiungere il parterre per ballare e saltare, senza, però, mai smettere di “pensare”. È questo il messaggio esplicito che Lorenzo ha lanciato in varie occasioni, come quando ha eseguito “Il mio nome è mai più”, mentre sul maxischermo scorrevano le parole dell’articolo 11 della Costituzione: «l’Italia ripudia la guerra». In un crescendo di entusiasmo, Jovanotti ha poi riproposto i maggiori successi del suo repertorio, da quelli più recenti tratti dall’ultimo album “Buon Sangue”, che dà anche il titolo a questo live tour, fino alle canzoni degli esordi (come “Gimme five” e “Gente della notte”), alcune delle quali eseguite con la chitarra acustica, duettando con Saturnino al basso. Fino all’epilogo dello spettacolo all’insegna dell’energia di “Penso positivo” e “Ciao Mamma”, i brani che hanno chiuso lo show prima del bis finale di “Tanto (3)”. Ad affiancare Jovanotti nello spettacolo al Pentimele, c’era la sua nuova band, formata, oltre che dall’inossidabile e vecchio amico Saturnino, dallo straordinario Mylious Johnson (definito dalla stampa statunitense come il miglior drummer del mondo), Jorge Bezerra junior (giovane percussionista brasiliano), Riccardo Onori (chitarre), Frank Santarnecchi (tastiere) e Christian Rigano (computer e strumenti digitali). Soddisfatti gli organizzatori - Sud Concerti e Clear Channel Entertainment -, come conferma il promoter calabrese Luigi Pisciottano: «Ancora una volta siamo riusciti a promuovere un evento di grande spessore, che contribuisce a restituire alla Calabria quel protagonismo culturale che merita nel panorama nazionale».
22/11/2005 07:50
 
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IN DIRETTA ON-LINE IL CONCERTO DI JOVANOTTI A MILANO
Partito lo scorso 22 ottobre da Ancona, il nuovo tour di Jovanotti (il cosidetto Buon Sangue Tour dal nome del suo ultimo, fortunato album uscito questa primavera) ,dopo un mese di sold-out su e giù per l'Italia, approda il 25 novembre al Forum di Assago (Milano), uno dei templi più famosi nel nostro paese per quanto riguarda la musica dal vivo.

Seguite in diretta il 25 novembre (affrettatevi, i posti sono limitati!) il fantastico show di Lorenzo Cherubini - un concentrato di ritmo, energia ma anche dolcezza che ripercorre le pagine più apprezzate della sua carriera -prenotandovi qui.

E in attesa del grande evento live del 25 novembre, eccovi una splendida video-intervista esclusiva dove un simpatico Jovanotti si racconta parlando della sua musica, della sua vita e dei suoi progetti oltre a svelarci in anteprima come lui stesso si prepara al sacro rito del concerto...

Buon divertimento con la musica e l'intensità di Jovanotti!
28/11/2005 15:03
 
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A Cuneo arriva questa sera l'esplosiva energia di Jovanotti
CUNEO. Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, porta questa sera al Palasport la sua caratteristica energia, unita alla nuova e più matura consapevolezza, raggiunta negli ultimi anni di produzione musicale. Un live che si preannuncia esplosivo, con un sound un hip hop etno chic amalgamato a ritmi latini e free funk. Canzoni che si srotolano fra archi e campionatori, fra scioglilingua concettuali e pura fantasia. Apertura dei cancelli alle 19,30, inizio concerto previsto per le 21.

Prossimo appuntamento con la buona musica sabato 3 dicembre, con il concerto dei Negrita al Palasport di Fossano, organizzato, come quello di questa sera, dall'associazione culturale Zabum Uno e Nuvolari.
15/12/2005 10:30
 
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Cuneo: Jovanotti, buon sangue non mente
C'era attesa, c'era suspance e cuori che battevano all'impazzata per vedere l'ultima evoluzione di Jovanotti.

Partito da Milano il 25 novembre in esclusiva "catturabile" sul telefonino grazie ad una nota compagnia di telefonia mobile nazionale; dopo il tormentone delle notti estive "tanto tanto tanto" finalmente siamo riusciti ad averlo a portata di orecchio, e di occhi.
Ad aprire le danze i "cor veleno", crew romana hip hop (incredibile, in Italia esiste ancora!!!) che hanno cercato di animare i primi arrivati, ancora infreddoliti dai "meno tre" esterni.
Una pausa, una miriade di lucine si riflette sul soffitto, frasi della "Divina Commedia", musica classica, colonne sonore e poi citazioni cinematografiche da "eyes wide shut"; "blade runner", "full metal jacket", "la vita è bella"; le luci di tutto il palazzetto si accedono, e senza aspettarcelo Jova e la sua band salgono dalla parte sinistra del palco.

Comincia lo spettacolo: la band si divide tra "fissi" (batterista, tastierista e percussionista) e "tarantolati" (Jovanotti, il chitarrista ed il grande bassista Saturnino, ormai una bandiera del gruppo) che corrono avanti ed indietro tutta la mastodontica superficie del palco, montato a "ferro di cavallo".
I primi pezzi non coinvolgono totalmente il pubblico, che comincia a saltare alla terza-quarta canzone (anche sugli spalti più alti). L'eco di un viaggiatore risuona nelle parole di uno spirito libero; storie di culture diverse e soprattutto di vita, la nostra vita, fanno da "fil rouge" a tutti i pezzi.

Da "rapper" (così come ama definirsi) cantautore, Lorenzo Cherubini snocciola uno dopo l'altro tutti i successi (o quasi) che hanno "colorato" la radio dagli anni '80 ad oggi partendo dalla primissima "gimme five" riproposta in versione funky, a "mi fido di te" in heavy rotation nei maggiori network radiofonici al momento.
Il personaggio di Jovanotti è sicuramente nella musica pop italiana, quello che incarna meglio lo spirito di comunicazione e apertura verso i temi sociali (che affronta con intelligenza).
Proprio per questo motivo, il pubblico presente in sala ci è parso il più eterogeneo degli ultimi concerti ai quali abbiamo assistito: dai bambini addormentati sul grembo delle mamme, ai nonni muniti di guanti e pellicciotto.

Il rapporto che ha verso il suo pubblico è veramente favoloso, al punto da dialogare coi singoli (ad una bambina di otto anni chiede se è già capace a fare le divisioni!!!); oltre che a parlare in generale ad esempio delle montagne che ci circondano e raccontare "fiabe metropolitane".
Il palco è attrezzato con un enorme schermo fatto di "led" coloratissimi, sul quale si vedono immagini che accompagnano il tema delle canzoni; il cartellone è movibile e riesce a dare l'atmosfera giusta, ed in certi casi ad isolare il cantante dal resto della band.

A volte romantico, a volte critico, o semplicemente felice di essere un "ragazzo fortunato", Lorenzo trasmette un'energia sbalorditiva che la gente coglie al volo; i musicisti che lo accompagnano non possono che sottolineare il tutto e creare un quadro che è a dir poco "vitaminico"!!!
La jam session a metà spettacolo, tra il percussionista e jovanotti, esplode poi nell'esibizione di tutto il gruppo e rimane uno dei momenti più particolari dello show.
Da Jovanotti a Lorenzo, ora "Jova", che è una parola che riporta al "giovamento", quasi come se tutti coloro che sono accorsi a vedere lo spettacolo fossero dei "pazienti" in attesa di una cura di due ore di felicità, compressa nel palazzetto.

Il prezzo del biglietto si aggirava sui 30 euro e lo spettacolo ne era all'altezza, ma mi chiedo; sarebbe possibile assistere a concerti di egual spessore senza dover spendere tutto ciò?
29/12/2005 18:37
 
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“Il futuro? Potrei fare Tv”
Impegnato con la sua musica contro la criminalità organizzata, Lorenzo Cherubini parla della paura di fare flop e dei progetti futuri


SAN SILVESTRO A COSENZA
“È un momento importante: in Calabria ci sono forze che si scontrano e quella che merita di vincere è quella dei giovani di Locri. La loro mobilitazione contro la 'ndrangheta (dopo l'omicidio di Franco Fortugno ndr) è stata una delle cose belle successe quest'anno in Italia. Dobbiamo raccogliere questa spinta emotiva. Siamo stati tutti pronti ad applaudire quello che hanno fatto, adesso cerchiamo di non abbandonarli di nuovo: basta un attimo per tornare nella cupezza di un mondo dove lo Stato è debole e dove vincono il silenzio e la logica della tapparella abbassata”.

BUON SANGUE
“Avevo paura dell'insuccesso, di non essere emotivamente in grado di gestirlo. Sapevo di aver fatto un disco di qualità, ma tormentavo con domande tipo "E se non funziona?", "E se parte male?". In un lavoro di comunicazione come il mio non è importante solo quello che accade realmente, ma quello che si dice alla gente. La mia non era una tensione da sfigato, ma da campione che rientra in campo ai mondiali. Alla fine "Buon sangue" si è mostrato più forte di me e io l'ho seguito".

LA TV
“Grazie a Dio non ho visto Celentano così non devo avere un opinione su "RockPolitik". Sarebbe facile parlare male di "Porta a porta"... invece mi voglio concentrare sui conduttori più vicini alla mia generazione. Da tempo mi propongono di fare un programma. Il 2006 potrebbe essere l'anno buono? Non è detto... se scatta una bella idea. Sono in una condizione rigogliosa di emozioni e spunti”.
29/12/2005 18:46
 
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Jovanotti
BUON SANGUE
Universal (CD)



Questo disco si è classificato al 14° posto nel referendum della redazione di Rockol.
Nello spazio recensioni trovate in questi giorni il “countdown dal 15° al primo posto: il vincitore verrà annunciato lunedì 16 gennaio.

Non fatevi ingannare dai fiumi di parole che solitamente accompagnano l’uscita di un disco di Lorenzo. Non fatevi fuorviare dal modo in cui lui stesso ha presentato questo “Buon sangue”, il disco del “ritorno” sulle scene dopo 3 anni. “Buon sangue” non è l’inno al relativismo musicale, al kaos sonoro di cui si sente dire in giro. “Buon sangue” è il suo disco più disco. E’ un album in cui Lorenzo è riuscito a far quadrare il cerchio, convogliando il suo disordine in una forma che non dimentica la canzone tradizionale, ma non tradisce la volontà di sperimentare.
Andiamo con ordine, partendo dai fatti: “Buon sangue” arriva ad oltre 3 anni da “Il quinto mondo”. 3 anni lunghi, intensi e anche difficili. Anni iniziati con una sovraesposizione mediatica e musicale, a volte cercata e a volte subita; anni proseguiti con una ricerca, un ritorno alla dimensione più vera della musica, perseguiti sia con progetti paralleli (il disco con il Collettivo Soleluna), sia con il silenzio.
“Buon sangue” è il punto di (non) ritorno. E’ un disco-fiume, come nella tradizione di Lorenzo; ma è un fiume arginato, incanalato per il verso giusto, senza le esuberanze musicali che rendevano particolare, nel bene e nel male, “Il quinto mondo”. Tradotto: è un disco più prodotto e meno suonato; la band (e che band) ovvero si sente dietro Lorenzo; ma si sente anche una maggiore voglia rispetto al passato di dare forma alle idee musicali, anche grazie all’uso dell’elettronica. Da questo punto di vista è stato fondamentale, lo ha raccontato lo stesso Lorenzo, il contributo di Stefano “Stylophonic” Fontana, di Michele Canova (il deus ex machina di Tiziano Ferro) e dei Planet Funk, al lavoro su “Coraggio”.
Ecco, si può partire proprio da qui, da questa canzone: una canzone dance, un ritmo travolgente, su cui Lorenzo fa una chiamata alle armi, invocando categorie professionali improbabili. Insomma, la canzone inizia come ritmo elettronico puro, e con una struttura anti-narrativa. Però poi si apre sul ritornello con una chitarra agli U2 che apre la melodia, e si ritorna alla forma canzone. Uno schema simile avviene su “Penelope” (che vede la partecipazione di Edoardo Bennato) o sul singolo “(Tanto)3”, che sicuramente conoscete già: una base sperimentale e non lineare su cui si innestano elementi tradizionali. Poi c’è l’altra faccia del disco, quella in cui Lorenzo fa il gioco opposto: canzoni tradizionali come le “Mi fido di te”, “Per me” o “La valigia”, su cui vengono innestati elementi di sperimentazione: ritmi elettronici, campionamenti… Come lo ying e lo yang, in ognuna delle due tendenze, sperimentazione e tradizione, c’è sempre un po’ dell’altra.
Il gioco funziona, quasi sempre, anche perché le canzoni non sbrodolano mai: sono tutte brevi, concise. Certo, poi, se comprate la “limited edition” vi trovate un CD con 13 altre canzoni: un “Extra F.U.N.K” (che sta per “Fratelli uniti nel Kaos”), fatto di “outtakes”, provini di studio che raccontano come è nato il disco, in forma volutamente più rude e torrenziale: se ne parla più dettagliatamente nell’altra recensione, che rockol pubblica in coda a questa.
Ma insomma, bravo Lorenzo: sei riuscito a non tradire la tua identità musicale, a farci credere che questo disco sia caotico, sia la tua consueta (!?) invettiva musicale che frastorna gli ascoltatori. E invece no. Anzi, e invece ni: ci sono un sacco di idee, di parole, di musiche. Ma “Buon sangue” è un disco tutt’altro che relativista (ammesso che questa categoria possa avere senso applicata alla musica), perché ha idee forti, più che in passato.
(Gianni Sibilla)


“Fior di giornale, i critici mi han scritto bene e male / ma i giorni tristi, a dirla veramente / son stati quelli che non hanno scritto niente”.

Una delle ragioni per le quali Rockol non recensisce i dischi nel giorno immediatamente successivo alla loro uscita è che ci piace prenderci il tempo di ascoltarli con attenzione, per poterne riferire in maniera completa. Francamente dubito che qualcuno dei colleghi che ha già ampiamente scritto di “Buon sangue” abbia ascoltato interamente e con la dovuta attenzione anche il secondo disco dell’edizione limitata, “Extra F.U.N.K.”: Beh, comunque io l’ho fatto, ed è proprio nell’ “Antologia di stornelli”, uno dei 13 brani del secondo Cd, che ho trovato i versi riportati in apertura di queste righe. Da questi partirei, per parlare del nuovo lavoro di Lorenzo.
Era mia intenzione aprire con una riflessione su quanto a Jovanotti è successo negli ultimi anni, ma molto meglio di quanto avrei potuto farlo io l’ha fatto Stefano Pistolini sul “Foglio” di sabato 14 maggio, nella prima puntata della sua nuova rubrica di argomento musicale (a proposito, bentornato a Stefano che riprende a scrivere di musica: si sente sempre il bisogno di menti lucide). Sicché, attacco con una considerazione: il Lorenzo di “Buon sangue” è un uomo di dubbi, non di certezze – il che me lo rende anche più caro, perché se c’era qualcosa che mi lasciava perplesso, in passato, era proprio la sicurezza apodittica con la quale enunciava le proprie convinzioni. Poi, evidentemente, la vita lo ha convinto che non si può mai essere troppo sicuri di nulla. Doloroso, ma istruttivo.
La considerazione successiva è che Lorenzo, in “Buon sangue”, si racconta con una franchezza così disarmante che a volte perfino imbarazza. Sembra di frugare in un diario, o in una corrispondenza privata, ascoltando frasi come “‘Innamorato?’ ‘Credo’ ‘E lei ti ama?’ ‘A suo modo’” – in “(Tanto)3” - o “Ti domanderai se anche stavolta sono io quello sbagliato” (in “Una storia d’amore”) o “Ti ho detto ‘Credi di avermi deluso ma ti darò ancora più passione’” (in “La valigia”). E mi è venuto da chiedermi se la protagonista o la destinataria di queste parole ne sia contenta: non delle parole, che credo qualunque donna vorrebbe sentirsi dire dal proprio uomo, ma del fatto che questa parole siano rese pubbliche, cantate in un disco e scritte sul libretto del Cd (la stessa domanda me la sarei potuta porre per Patti Boyd e “Layla”, o per Linda McCartney o per Yoko Ono e per tutte le canzoni in cui Paul e John Lennon squadernavano i propri sentimenti per loro). Al giornalista, dite, non dovrebbe importare: e avete ragione. Ma importa a me come persona, e come persona che a Lorenzo vuole bene: e se lui scrive e canta quelle cose, io penso e scrivo queste altre cose, peccando probabilmente dello stesso eccesso di franchezza.
Però, qui del disco si dovrebbe parlare, e non dell’autore-cantante. E anche se nel caso specifico la coincidenza fra il disco e il suo autore è totale (in questo senso, Lorenzo è assolutamente un cantautore: impossibile separare i testi delle sue canzoni dalla conoscenza che abbiamo della persona che li ha scritti e che li canta), il mestiere c’impone di esprimere un parere professionale.
E dunque, dopo almeno dieci ascolti dell’album (dieci ascolti del primo Cd dell’album; per il secondo sono, al momento, arrivato a tre), credo di poter dire almeno qualcosa di sensato. Dunque, “Buon sangue” ha un problema (un problema che molti dischi vorrebbero avere): contiene alcuni brani micidiali, che considero superlativi (poi vi dirò quali sono), a confronto con i quali gli altri brani appaiono più “normali”, inevitabilmente meno sorprendenti. Anche se, indubitabilmente, sono ottimi anch’essi, tant’è vero che nel suo complesso giudico “Buon sangue” un lavoro di grande qualità.
(apro qui una parentesi che forse potrà interessare i nostri piccoli lettori. Esiste, benché non ufficializzata, una “cupola” di giornalisti – principalmente le prime firme dei quotidiani – che in qualche maniera si consulta e si coordina per decidere che linea tenere nei confronti del nuovo disco di un artista di fama. Non è che facciano una riunione formale, intendiamoci: ma, insomma, si parlano, si intendono, e generalmente si attengono a un orientamento comune. Non so perché lo facciano, posso solo ipotizzare che ognuno di loro tema di steccare rispetto al coro, o che credano in una sorta di “mission” – a volte elogiativa a volte punitiva. Ecco, su “Il quinto mondo” questa “cupola” aveva assunto una posizione ultracritica; e in quell’occasione mi fece molto piacere che Rockol fosse nettamente in disaccordo con i ben più noti e autorevoli colleghi – se vi va, leggete qui: http://www.rockol.it/recensione.php?idrecensione=2074. Ecco, stavolta la “cupola” ha scelto di dir bene di “Buon sangue”: e il mio istinto di bastian contrario mi farebbe venir voglia di… ma davvero non posso, nemmeno per accontentare la mia vanità da predicatore solitario. Perché “Buon sangue” è proprio un bel disco).
Torniamo al dunque, e al disco. I vertici, i picchi, le vette della tracklist di “Buon sangue” (stiamo sempre parlando del primo disco) sono, a mio avviso, “Mi fido di te” e “Coraggio”, seguiti da “La valigia” e “Per me” - non considero, arbitrariamente, “(Tanto)3” come una traccia dell’album: perché, anche in quanto singolo di lancio, mi pare più un’introduzione teorico-metodologica.
“Mi fido di te”, con tutto che (perché non dirlo?) melodicamente richiama molto da vicino “Bella”, è una canzone meravigliosa, contagiosamente malinconica, illuminata da un testo pittorico squarciato da intuizioni felicissime (“L’affitto del sole si paga in anticipo, prego”, “La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”, “dottore, che sintomi ha la felicità?”, “questa non è un’esercitazione”, “cosa sei disposto a perdere?” - citazione da “Casino” di Martin Scorsese, nel film lo dice Robert De Niro/ Sam 'Ace' Rothstein) ed enunciato da un titolo bellissimo; gli archi spudorati di Celso Valli ci mettono il carico da undici.
“Coraggio” è tutt’altra roba, ma sempre roba strepitosa: ritmo duro (“questo ritmo è per voi”), una declamazione drammatica e convincente di un elenco di “bella gente” (figli di Apollo, progettisti di blue jeans, marziani fuori sede, scopritori dell’ovvio, annusatori di vinile, samurai e operai, cantanti in bilico, mungitori di rinoceronti, decoratori di inferni, modelle sovrappeso, collaudatori di preservativi, collezionisti di multe, fedeli al subwoofer…), e, sotto, un grandioso rumore – obbligatorio l’ascolto ad alto volume con i bassi pompati -, un assalto sonico che toglie il fiato, letteralmente, e in senso buono, e che cita esplicitamente gli Art of Noise di “Close to the edit”. Potrebbe diventare per Lorenzo quel che è diventato “Quelli che…” per Enzo Jannacci: una canzone-manifesto dal testo sempre ampliabile e rinnovabile.
Sotto a questi due vertici altissimi stanno “La valigia” e “Per me”. “La valigia” è un curioso pastiche degregoriano: il testo è zeppo di parole che sembrano tratte di peso dalle canzoni del Principe (foto, seni, cassetti, segreti, marinai, smettere e ricominciare) e anche la struttura della strofa è sintatticamente assimilabile a quella di certo De Gregori più intimista e meno visionario; anche qui, alcune frasi meritano di diritto l’inclusione in un ideale florilegio (“i giorni pesano se sono vuoti”, “anche le ragazze fanno promesse da marinai”, e anche quel “le nostre ombre divennero una” che richiama alla memoria un passaggio di “Una città per cantare” di Ron).
(altra parentesi. Se sottolineo così puntualmente analogie e riferimenti non è per sminuire il valore dei testi. Anzi, il mio parere personale è che la rielaborazione di un’esperienza letteraria possa avere lo stesso valore artistico dell’esperienza originaria a cui fa riferimento, e anche più valore, se è compiuta con spirito critico e con originalità – come nel caso del testo di “La valigia”. E non mi scandalizzerei più di tanto se dovessi paragonare Jovanotti e De Gregori. Anzi.)
Su “Per me” ho cambiato idea dopo parecchi ascolti. Al principio mi pareva più debole di altri brani (m’infastidiva quel “te” troppo colloquiale infilato nella frase “questa mattina quando te sei uscita prima di me”). Forse la semplicità del testo mi aveva in parte fuorviato, forse trovavo un po’ eccessivo tutto questo dichiarare amore incondizionato, forse gli archi (arrangiati e diretti da Bruno De Franceschi) mi parevano un po’ meccanici. Poi ho colto questa frase del testo: “L’abitudine, sai, è il peggiore dei guai: si diventa come due vecchi comici che non ridono più, che non inventano più, che sono lì a rassicurare il pubblico”. E sarà perché questa cosa a me è capitata proprio così, precisamente così; sarà che mi è venuta in mente “La canzone dei vecchi amanti” di Jacques Brel; sarà che stavo ascoltando il disco con una persona che mi è cara alla quale “Per me” è piaciuta moltissimo… insomma, adesso mi sono convinto che questa è un’altra delle perle di “Buon sangue”.
(terza e ultima parentesi: non lo so se questa frase, questa dei comici intendo, sia tutta farina del sacco di Lorenzo. Può anche darsi che sia una parziale riscrittura di qualcosa che Lorenzo ha trovato in qualche libro, in qualche prosa, o in qualche poesia, o in qualche altra canzone. Ma non m’importa: io non la conoscevo, per me è nuova, e bella. E’ questo che intendo quando dico che ri-creare può essere importante quanto creare, e quando m’incazzo con i ragazzi che incontro ai concorsi, che scrivono testi piatti e banali e scontati. Bisogna leggere, leggere, leggere: i libri, i giornali, le riviste, i romanzi, i racconti, i saggi. Imparare a cogliere le parole usate dagli altri, a metterle in fila in un ordine diverso, a farle proprie e rivitalizzarle.)
E le altre canzoni? “Falla girare” promette di diventare un bel momento live, con la sua struttura circolare; “Un buco nella tasca” contiene alcune divertenti idee testuali (“in una mano un cellulare nell’altra la clava”, “ho visto auto in doppia fila nel parcheggio di Dio”, “ho visto grandi orologi su gente di poco polso”) e una gustosa citazioncina da “Amici miei” (il coretto maschile di “Bella figlia dell’amore”); “Mani in alto” è una specie di “Alla fiera dell’Est” in forma di filastrocca, un poco faticosa nella sua schematicità (ma la frase “‘Non sparare, in nome di Dio!’ ‘Di quale Dio, del tuo o del mio?’ la dice più lunga di tanti articoli di fondo sui conflitti religiosi); “Penelope”, “La voglia di libertà”, “Bruto”, “Mi disordino” sono tracce onorevolissime, e la title-ghost-track è una creazione del Jovanotti più parabolico, col suo mettere insieme una lista di simbolici antenati ognuno dei quali ha “insegnato” qualcosa al pronipote (personalmente le preferisco la versione “Good blood” proposta nel secondo Cd).
Ho lasciato per ultima “Una storia d’amore”, che molti hanno già definito una sorta di “tributo” ai cantautori italiani “storici” (Paoli Tenco e via elencando). Mi lascia freddino, lo confesso: mi pare meno robusta e meno convinta di altre canzoni del disco, frutto più di esercitazione che di ispirazione (bella, però, la frase “ti nutrirò di coca-cola e di popcorn dentro ad un cine”).
Sul disco 2, (“cose extra, outtakes, provini, pezzi di altri pezzi, versioni alternative, experimenti, jams, tesori nascosti e altra roba”), ecco qualche informazione sparsa. Gli inediti-davvero-inediti sono la divertita “Un po’ di f.u.n.k.”, poco più che uno scherzo ritmico in sala; “Hai sentito le previsioni del tempo? (Ciao)”, un brano molto strumentale atmosferico e quasi chill-out (“Ciao… Un’estate ancora finché il mondo gira, dai che ce la fa, forse ce la fa, sì che ce la fa” ne è tutto il testo); la già citata “Antologia di stornelli”, che sullo schema popolare (appunto) dello stornello a dispetto allinea una bella e lunga (sei minuti) serie di considerazioni che testimoniano ancora una volta la dimestichezza funambolica di Lorenzo col vocabolario della lingua italiana; non una canzone, ma un divertissement con qualche momento salace (vedi “Fior nella pioggia”, “Fiore di rapa”, “Fior d’allegria”); “Cose pericolose” è un intervento rappato dei Corveleno, 50 secondi messi lì come documento di una visita in studio; “Mumbojumbo” è una sorta di viaggio in forma di canzone popolare, un giro del mondo attraverso i mercati delle città che ricorda certe cose di Branduardi (non nella musica, che qui è etnico/elettronica, ma nella formula narrativa che si dipana attraverso continui baratti – “Sono andato al mercato… Ho comprato… L’ho scambiato”).
“Fuori due” è “Penelope”, con un pezzo di testo diverso e molto efficace (“E c’è ancora qualcuno che si si chiede come mai quand’è la sera guardan tutti la tivù: perché là fuori succedono cose pericolose, perché là fuori succedono cose meravigliose, perché là fuori c’è uno che se ti vede ti prende e ti porta via”); “Rifalla girare” è ovviamente “Falla girare” in versione meno rifinita e con qualche frase di testo diversa; “Good blood” è “Buon sangue”, e come ho già detto mi piace più dell’omologa del disco uno (è più insistente e urgente e semplice e compatta); “Coraggio jam” è (invece) meno aggressiva e meno ossessiva della sua omologa del disco uno, e anche meno efficace (nell’elenco della “bella gente” compaiono “fidanzate di uomini sposati”, “masticatori di foglie di tè”, “malati di troppa vita”, “guardie e ladre” che nella versione del disco uno non ci sono); “Midi-sordi-no” è “Mi disordino” più… disordinata, con tempi mutevoli, accelerati/rallentati; “Cosa ne sarà di noi” è “Mani in alto”, con minime variazioni testuali; “Fuori uno” rimescola “Penelope” e anche “Fuori due”, ed è un bel pezzo vivace, rumoroso, di buona energia; infine, “Ancora di più” è un’elaborazione creativa di “(Tanto)3”, ultraelettronica e quasi dub.
Ecco, ci siamo ricascati. Quando esce un disco di Lorenzo scriviamo delle lenzuolate di parole. Sarà lui che ci contagia. Ma è un contagio anche benefico: come già mi è capitato di scrivere, non sono molti i dischi (e gli artisti) che ti danno tanti argomenti di cui parlare e tanta voglia di condividere le tue considerazioni. Con Lorenzo “Jovanotti” Cherubini succede spesso, e ne siamo contenti. E gliene siamo grati.

(Franco Zanetti)

TRACKLIST:
“(Tanto)3”
“Mi fido di te”
“Per me”
“Falla girare”
“Un buco nella tasca”
“Mani in alto”
“Penelope”
“Una storia d’amore”
“La valigia”
“La voglia di libertà”
“Coraggio”
“Bruto”
“Mi disordino”
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