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Il "Buon Sangue" di Jovanotti

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2006 02:47
31/12/2005 04:23
 
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Jovanotti ai ragazzi di Locri: "La politica siete voi"
Dialogo su mafia e coraggio: "Per fortuna date fastidio"

Aspettando il concerto gratuito del primo gennaio intervista al cantante: "Diffidate dei portavoce"
Il primo gennaio Jovanotti terrà un concerto gratuito a Locri. Abbiamo chiesto ai Ragazzi di Locri, che curano il blog su "Scuola & Giovani" di intervistarlo.



Sei sempre stato una sorta di simbolo per noi giovani, canti le speranze, i sogni, i dubbi, la rabbia di chi come noi manifesta, si impegna e cerca di migliorare una società della quale spesso non si sente di far parte. Pensi che ci sia una speranza di rompere il "muro di gomma"?

"Non è una questione di speranza, i muri di gomma sono di gomma e non si rompono ma si possono superare, e voi lo avete fatto. Il muro di gomma resterà lì ma voi avete dimostrato che si può superare, e questo esempio vale per chiunque. Io non so quanto la vostra lotta potrà servire a cambiare lo stato delle cose ma so che servirà a voi e a chi seguirà il vostro esempio. La vostra vita dal momento in cui vi siete alzati e avete fatto sentire la vostra voce è una vita più intensa, più ricca, voi avete già vinto riconoscendo quel muro di gomma, affrontandolo a viso aperto, scegliendo la strada della lotta in un mondo che non ama i lottatori ma 'premia' chi si allinea alle forze dominanti".

Ci siamo ribellati, è vero. Ma c'è il rischio che tutto quello che stiamo facendo non si concretizzi. Quanto secondo te le manifestazioni possono influire sulle decisioni prese dalla politica?

"La politica siete voi, l'unica politica che oggi ha senso è quella che state facendo voi, che è una politica delle emozioni. Voi non solo potete incidere sulle decisioni ma potete indicarle, pretenderle. Non domandatevi se la 'politica' vi risponderà, perché se non dovesse
rispondervi voi che farete? Penserete che allora hanno ragione i mafiosi? Una risposta voi la dovete pretendere, non solo sperare, e chi vi risponde deve farlo chiaramente e dirvi cosa ha in mente, quali progetti vuole realizzare, con chi, con quale tipo di trasparenza.

La ricchezza della vostra ribellione è nella sua assoluta vitalità, e i politici in genere (non tutti, molti però) non amano molto la vitalità, a meno che non trovino un modo di sfruttarla per ottenere qualche voto in più. la vostra 'ribellione' è una lezione per la politica del nostro paese. La battaglia in campo in questo momento è tra una cultura della violenza e del sopruso e una cultura dell'essere umano evoluto e in grado di costruire rapporti, di amare, di conoscere, di perseguire la giustizia e la libertà. Queste due visioni del mondo sono ben distribuite anche all'interno degli organi della politica, la stessa lotta che c'è nel vostro territorio c'è in parlamento, nel mercato, nell'industria, nella scienza, addirittura nelle religioni.

Voi date fastidio a un sacco di gente, anche a molti di quelli che oggi vi applaudono, questo lo sapete vero? Ma quello che state facendo è grande perché cresce dal seme più forte che si può piantare: il sacrificio della vita di qualcuno in nome di una causa giusta".

Nella tua ultima canzone "Mi fido di te" ci hai parlato della fiducia che deve intercorrere tra uomini. Cosa ti sentiresti di dire a chi in Calabria la fiducia l'ha persa da tempo nei confronti delle istituzioni?

"Io sono solo un artista popolare, non ho nessuna autorità per dire ai calabresi cosa fare, come non ce l'ho per dirlo a nessuno. La mia autorità è solo nell'ambito delle rime delle mie canzoni".

In questi giorni siamo stati al centro dell'interesse nazionale ma la nostra paura è quella di finire nel dimenticatoio. Come noi hai sempre combattuto in nome della legalità e dei diritti civili. Ti chiediamo di diventare a tutti gli effetti il nostro portavoce: te la senti?

"Mi chiedete una cosa che mi emoziona ma io non sarei un buon portavoce, e voi non avete bisogno di un portavoce, quello che state facendo lo riuscite a comunicare molto bene. Io mi sento vicino alla vostra lotta e vi ammiro molto e per me è un grande onore che mi abbiate invitato a suonare nella vostra terra. Anzi guardatevi bene dai portavoce per adesso, se posso darvi un consiglio, mantenetevi aperti come un vero e proprio 'forum' di discussione, una rete di
cuori e intelligenze e muovetevi seguendo il vostro senso di giustizia".

Tu, in molte delle tue canzoni hai affrontato temi difficili e problematiche che l'uomo, di qualsiasi parte del mondo si è trovato ad affrontare.
Pensi che proprio la musica possa aiutare a "smuovere le coscienze" e, nel nostro caso, possa contribuire all'allontanamento della mentalità mafiosa a favore della cultura della legalità?


"La musica arriva al cuore e per questo può succedere che una canzone o una melodia servano a darsi coraggio, a riconoscersi, a far affiorare forze nascoste. Ma anche i mafiosi ascoltano musica e ballano e fischiettano le canzoni che sentono alla radio quindi non bisogna responsabilizzare la musica o affidarle una esclusiva, la musica ha a che fare con tutto quello che è umano, gli impulsi, i sentimenti, lo spirito, la carne, il sesso, l'amore, la violenza, la politica, la vita, la morte... tutto. Se ci sono emozioni ci sarà una musica che le aiuterà a esplodere, se c'è una lotta per il bene ci sarà una musica che la sosterrà, e io sarò pronto a suonarla, se vorrete".
04/01/2006 20:13
 
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Ragazzi di Locri, meritate di più

«I ragazzi della Locride meritano la stessa qualità di concerti di New York, Roma e Milano. Volevo che i concerti a Cosenza e Locri fossero uno spettacolo vero. È stato un Capodanno bellissimo. Non lo dimenticherò». Così Jovanotti ripensa ai due show nelle piazze calabresi, l’ultimo dell’anno a Cosenza davanti a 50 mila ragazzi, domenica a Locri davanti a diecimila spettatori: due appuntamenti voluti dalle amministrazioni pubbliche e dal cantante ma nati, anche, sulla spinta dei ragazzi di Locri scesi per strada contro mafia, ’ndrangheta, malaffare e malcostume.

Sabato due ore di canzoni prima e molto dopo la mezzanotte nel capoluogo di provincia, domenica un altro lungo set nella cittadina dove, a ottobre, è stato assassinato Fortugno. Due serate all’aperto che hanno lasciato Lorenzo Cherubini senza voce, così questa l'intervista è stata fatta per posta elettronica.

Come hai vissuto questa esperienza calabrese e perché hai voluto farla?
L'ho vissuta in un crescendo di intensità. All'inizio era solo una lontana ipotesi difficile da realizzare, poi settimana dopo settimana le forze si sono unite, si sono trovati i fondi pubblici e gli entusiasmi istituzionali e quello che era un sogno (fare due grandi concerti in Calabria e in particolare uno a Locri) è diventato realtà. Quando se ne parlò fui subito molto contento, ho offerto totale disponibilità, l'unica cosa che ho preteso è che si trattasse di un vero concerto, una grande produzione. Ho preteso che chi avrebbe partecipato si trovasse di fronte ad un evento all'altezza di una situazione che oggi richiede il massimo dello sforzo. Doveva essere prima di tutto uno spettacolo che non rinunciasse a nulla di quello che serve per realizzare una grande festa rock. Non mi piace l'idea che alle cause «sociali» si riservino gli avanzi del mercato. I ragazzi della Locride meritano esattamente la stessa qualità dei ragazzi di Londra, New York, Roma, Tokio, Rio, Palermo, Milano, non so se mi spiego. È facile andare a Locri a fare presenza ottenendo qualche bell'articolo di giornale, ma senza lasciare un vero segno in chi ha partecipato. E un segno è fatto anche di watt, luci, supermusicisti.

I ragazzi di Locri chiedono che la cultura e lo spettacolo siano più presenti nel sud, avvertono la solitudine profonda del paese calabrese e della loro regione come un problema urgente nella loro battaglia contro la 'ndrangheta.
Hanno ragione. Voglio raccontarvi un piccolo episodio successo alla fine del concerto di Locri. Prima di scendere dal palco ho ringraziato la Regione, il sindaco ecc. ecc. e ho chiuso ringraziando il pubblico dicendo più o meno: «E grazie a voi che avete pagato con i vostri soldi la realizzazione di questo concerto... con i vostri soldi... perché questo concerto, il palco, le luci, le casse, i tecnici, la band sono stati pagati con i soldi pubblici e i soldi pubblici sono soldi vostri... Quindi fatevi un applauso». Ebbene, ci sono stati secondi di uno strano silenzio imbarazzante, credo dovuto al fatto che tra quei 50.000 ragazzi solamente in pochi conoscono la cosa più semplice del mondo, ovvero che i soldi pubblici sono loro e di nessun altro e la decisione di come usare il denaro pubblico può essere influenzata, in un sistema democratico.

Organizzare concerti al sud è più difficile, ma questi due show sono episodici oppure intendi essere più presente?
Organizzare concerti al sud è più difficile perché, essendoci meno «mercato», c'è bisogno di maggior intervento pubblico, ma la politica della promozione della cultura oggi dovrebbe essere al centro delle scelte in una tra le terre più ricche di cultura nell'intero pianeta. La Calabria è il grande paradosso del paese: bellissima, una percentuale di giovani più alta rispetto al nord, eppure quella regione resta fuori da molti circuiti... I ragazzi calabresi si sentono spesso lontani e abbandonati, meritano molto di più. La lotta alla mafia passa dalla promozione della cultura, intesa anche come cultura popolare, eventi di respiro ampio, in cui riconoscersi parte di un pianeta vivo e in connessione. Io amo suonare e amo farlo ancora di più se ho la sensazione che la musica contribuisca a mettere in moto certe cose. La Calabria ha bisogno di buoni amministratori perché questi ragazzi oggi li vogliono. Allora questi buoni amministratori se ci sono si facciano riconoscere, si espongano, accettino il rischio di dare ascolto ad una intera generazione di calabresi che vogliono cambiare! Se il concerto di Cosenza e quello di Locri resteranno fatti isolati sarà una scofitta.

Nel tuo sito www.soleluna.com un ragazzo manifesta la paura che la loro protesta sbatta contro il classico muro di gomma e che tutto quello che loro fanno resti per aria, non influisca sulla politica.
È una paura che capisco, quel ragazzo è già fortunato a farsi venire in mente un dubbio del genere. Moltissimi, troppi suoi coetanei la politica la vivono ancora come un nemico e basta, non ci provano nemmeno a farsi delle domande. La risposta spetta alla politica. Se la situazione è questa non è responsabilità dei ragazzi, ma dei politici che evidentemenete hanno qualche ragione per non coinvolgere i giovani o per coinvolgerli male e poi i ragazzi lo sentono se li stai fregando e ti voltano le spalle.

Si dice che la cultura, le arti, la musica, possono frenare il malcostume, formare la coscienza civile. È sempre vero oppure vale quando l'artista, come dire?, si mette in gioco anche su temi che non siano solo cuore e amore?
Non è una questione di «cuore amore», io non la vedo così. Oggi è una questione di apertura al mondo, e si può fare anche con cuore amore, non c'è bisogno che una canzone parli di politica, anzi a volte quel tipo di canzone lascia fuori un sacco di gente e parla solo a chi è già d’accordo (brutta storia, rischio alto di masturbazione mentale). Provo a spiegare con un esempio: il lavoro fatto in Puglia con la musica tradizionale (la notte della taranta, il recupero della pizzica) sta dando oggi frutti molto buoni perché chi ha promosso questa storia lo ha fatto cercando «links» con altri mondi, aprendosi. È un'operazione fatta sulle radici ma allo scopo di alimentare l'intera pianta, di allungare i rami. E oggi la pianta è sempre una pianta «globale». Il rock, il pop, l'hip hop, la canzone d'autore sono i linguaggi di oggi e rappresentano un oceano alimentato da un numero così alto di fiumi e torrenti che è oramai impossibile farne una mappa. Cuore amore vanno benissimo quando sono uno di questi torrenti, anche piccolo, vanno malissimo quando sono uno stagno, anche se si trattasse di uno stagno grande come un mare. A Locri e a Cosenza la mia ritmica newyorkese-brasiliana-parigina-italiana si è unita agli strumenti tradizionali dei Quartaumentata in una tarantella/funk dall'identità multipla ma che ha fatto impazzire tutti.

Sei in tour da qualche mese. Che percezione hai degli umori di chi viene a sentirti? Avverti cambiamenti, speranze, differenze rispetto a prima?
È difficile rispondere, ma ci proverò. Avverto la necessità di alzare la posta in gioco. Abbiamo di fronte un tempo in cui alcune certezze che avevano precedenti generazioni non ci sono più: prima tra tutte quella di un posto di lavoro fisso. Questo oggi crea molto disorientamento ma anche qualcosa di positivo: il futuro è tornato ad essere uno spazio aperto. Sembra terribile dopo anni in cui in molti hanno lottato perché il futuro avesse delle sicurezze, ma dobbiamo sforzarci di leggere l'aspetto positivo e la portata rivoluzionaria di questa nuova fase della storia e ho l'impressione che molti ragazzi la stiano interpretando con un certo entusiasmo. Sono solo sensazioni, non sono un sociologo, e me ne guardo bene, sono uno che fa canzoni.

Il 14 gennaio a Roma ci sarà una manifestazione per i Pacs, mentre il governo sta mettendo in discussione leggi come quella sull'aborto. Cosa ne pensi?
Penso che siamo in campagna elettorale... Bisogna stare molto attenti. L'unica risposta a tutto questo è che la sinistra vinca le elezioni e dimostri che può fare bene al paese, renderlo più libero, più bello, con più partecipazione, più unito, più solidale, più ricco. Innamorarsi, progettare la vita insieme (anche senza sposarsi in senso tradizionale), volere dei figli, contribuire alla costruzione di un paese che li accolga come un dono: questi sono tutti segni di una società sana che crede nel futuro.

Cosa ti aspetti dalla musica nel 2006?
La musica del mio tempo è entusiasmante come lo era la musica degli anni sessanta nei sessanta e quella dei settanta ecc. Il bello è attraverso la rete ogni musica è una musica di oggi, anche quella dei sessanta e dei settanta ecc., è questa la novità. Il disco come oggetto ha finito la sua corsa, oggi la musica è ovunque, è una grande sfida per gli artisti. I mezzi di produzione musicale oggi sono a portata di ogni tasca, la lotta non è più nel riuscire a «fare» un disco, ma nel fare musica che abbia qualcosa da dire.
11/02/2006 04:02
 
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JOVANOTTI SUL TELEFONINO


Debutta oggi 'Una Storia D'Amore', primo video girato con un cellulareDebutta oggi su MTV "Una Storia D'Amore" di Jovanotti, il video del terzo singolo estratto dall'album "Buon Sangue".
La particolarità del clip è che è stato totalmente girato con un telefonino. Il video racconta "Una Storia D'Amore" attraverso la soggettiva di una piccola telecamera: l'occhio che si posa sulle cose semplicemente, seguendo il filo delle emozioni, creando un racconto autentico e intimo.
Al progetto non ha partecipato nessuno sponsor, infatti non sarà rivelato il modello di telefonino usato per le riprese del video.
Lorenzo è da sempre interessato ai nuovi media e alla possibilità di usare le nuove tecnologie, sempre più leggere e trasportabili, sempre più accessibili ad un largo numero di persone.
"Le microcamere digitali montate sui telefoni cellulari e sulle macchine fotografiche non professionali", si legge sul comunicato relativo al video, "hanno raggiunto una qualità low-fi, che oggi rende possibile la stesura di un racconto per immagini che esalta la leggerezza estrema del mezzo e la sua affascinante resa visiva. L'immagine digitale mpg.4 ricorda il sapore del vecchio super otto, grazie al quale negli anni '60 avvenne una grande rivoluzione nella diffusione e nell'uso dell'immagine."
11/02/2006 04:09
 
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Sarà trasmesso da oggi il videoclip "Una storia d'amore", terzo singolo tratto dall'album "Buon sangue" di Lorenzo Cherubini, conosciuto come Jovanotti.

Si tratta del primo videoclip italiano interamente girato con un cellulare. Massimo riserbo sul nome del modello utilizzato dal musicista per la produzione del clip: il video non è stato sponsorizzato, dunque Jovanotti non rivelerà quale produttore ha fornito il cellulare.

Dei giorni scorsi la notizia di SMS Sugar Man, un film girato con 8 cellulari e 164mila dollari dal regista sudafricano Aryan Kaganof.
23/03/2006 17:53
 
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Jovanotti - Buon sangue

etichetta: Universal
tracklist:
1. (Tanto)3
2. Mi fido di te
3. Per me
4. Falla girare
5. Un buco nella tasca
6. Mani in alto
7. Penelope
8. Una storia d'amore
9. La valigia
10. La voglia di libertà
11. Coraggio
12. Bruto
13. Mi disordino
bonus track. Buon sangue
DISCO 2 (solo nella Special limited edition)
1. Un po' di F.U.N.K.
2. Fuori due
3. Rifalla girare
4. Goodblood
5. Coraggio jam
6. Hai sentito le previsioni del tempo? (ciao)
7. Midi-sordi-no
8. Antologia di stornelli
9. Cosa ne sarà di noi
10. Fuori uno
11. Cose pericolose (corveleno)
12. Mumbo jumbo
13. Ancora di più


'Buon sangue', l'ultima fatica dopo tre anni di silenzio di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, ha già fatto versare fiumi d'inchiostro, fondamentalmente diretti ad elogiare il disco. E a ragione: non è un mistero, infatti, che negli ultimi anni il cantautore romano si sia guadagnato quasi sempre la stima che di solito si tributa solo ai grandi musicisti, per la sua capacità di unire sperimentazione e tradizione, di parlare alle masse e agli esperti ma anche per la sua profonda metamorfosi musicale tra gli anni Ottanta e i Novanta.
10/07/2006 18:10
 
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Un duetto per Sergio Mendes e Jovanotti


Sergio Mendes, che da poco ha pubblicato un album in cui rilegge in chiave hip hop alcuni brani classici della bossa e del samba, sarà in concerto stasera a Umbria Jazz. Il musicista brasiliano, non potendo portare con se tutte le star che hanno duettato con lui nel suo disco, ha deciso di chiamare con se sul palco un rapper del Paese in cui si esibirà. Ed è così che, questa sera, Jovanotti salirà sul palco con Mendes per un duetto inedito.
10/07/2006 18:44
 
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JOVANOTTI ANTICIPA IL TOUR


Inizio anticipato per il nuovo tour di Jovanotti, che alzerà il sipario mercoledì 12 luglio dal Porto di Civitavecchia, dopo la data zero del 10 luglio a Foligno. Nella stessa serata di lunedì, subito dopo il suo concerto di anteprima, Jovanotti si trasferirà a Perugia per unirsi al concerto di Sergio Mendes a Umbria Jazz. Un duetto esclusivo tra Lorenzo e il grande musicista brasiliano che si è aperto ai suoni dell'hip hop di Bahia e che di recente ha realizzato una nuova versione di Mas Que Nada, in collaborazione con i Black Eyed Peas.
19/08/2006 03:03
 
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Jovanotti diventa zio mentre è in concerto

lorenzo diventa zio


"Mia sorella ha dato alla luce Sara"- ha detto il cantante durante l'ultima tappa del suo tour estivo. Poi, emozionato, ha regalato un lungo fuori programma

Poeta, profeta, sicuramente uno degli esponenti di maggior spicco e richiamo del panorama musicale italiano, è Lorenzo Jovanotti Cherubini che nell'ultima tappa italiana del suo "Buon Sangue Esta Tour 2006" è diventato zio.

Durante il concerto, infatti, il "ragazzo fortunato" ha annunciato ai fan la nascita del suo primo nipote: "Mi hanno appena detto che mia sorella, che aspetta una bambina, è appena entrata in sala parto - ha detto - Questa notte a Paestum diventerò per la prima volta zio".

"È una sensazione indescrivibile - ha continuato - forse non l'ho provata nemmeno quando è nata la piccola Teresa. E allora qui ci vuole un fuori programma". Un continuo e travolgente fuori programma quello proprosto dall'artista romano, un live ancora più sentito per questo straordinario interprete della musica contemporanea che si lascia andare a confessioni e ricordi di un ragazzo come tanti altri, come gli altri tremila sotto il palco all'Ombra dei Templi: "sono legatissimo a questi posti, poco lontano da qui, a Palinuro, è iniziato tutto, venti anni fa".

Così ecco suonare brani che hanno segnato la sua carriera: aprendo con "Mani in alto" e continuando al ritmo di "Falla girare", brano del suo ultimo album, "Buon Sangue"; e ancora "Piove", "Gente della Notte", "L'ombelico del mondo", "Stella Cometa" e "Una storia d'amore", le uniche che sono riuscite a tenerlo fermo in mezzo al palco insieme alla "Ninna Nanna" dedicata alla neonata nipotina Sara.

Una trentina di brani, venti nella scaletta ufficiale e sette fuori programma, gli immancabili «Salvami» e "Il mio nome è mai più", la celeberrima "Serenata rap", un medley elettronico di "Positivo", "Mi disordino" e "Il fiore del 2000". E per i saluti un inno al "Coraggio", come il singolo inserito nel suo ultimo lavoro discografico: "vi saluto con un brano al quale tengo molto - ha spiegato il cantante - e che riassume in un'unica parola cuore e azione. Non è propriamente una canzone, ma un pretesto ritmico per far valere sempre l'amore e la voglia di agire nel bene. Grazie Paestum!".
17/09/2006 02:47
 
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In occasione del 40° compleanno di Lorenzo "Jovanotti"


Arcana pubblica "Pioggia che cade, vita che scorre", volume dove Tommaso "Piotta" Zanello racconta Lorenzo "Jovanotti" Cherubini.
Un libro che ripercorre la carriera artistica di uno dei personaggi più eclettici e singolari della scena musicale italiana. La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare. In due decenni, svariati dischi e infiniti concerti, Lorenzo Cherubini Jovanotti ha molto volato e qualche volta è caduto, come capita a chi non ha paura di rischiare l'osso del collo per mordere quello della vita. Si è sempre rialzato, consapevole che il cammino dell'artista è continuare a offrire "50% di contenuto e 50% di movimento". Da esecrabile simbolo del disimpegno giovanile più becero a profeta del Grande Boh, ovvero portavoce di una generazione che ha molti dubbi e poche certezze. La svolta, dopo il servizio militare, invertendo così il cambiamento di Elvis, che tornò dall'esercito di molto peggiorato. Da allora, Lorenzo ha saputo descrivere i sogni e le contraddizioni di una società che alterna miseria e nobiltà. Pioggia che cade, vita che scorre non è il solito canzoniere commentato, né un libro di critica musicale, quanto piuttosto un racconto d'autore, un omaggio al primo italiano che ha portato il rap in Italia: Jovanotti.
Con un taglio e una narrazione personale e originale, Tommaso Zanello alias Piotta, di un decennio più giovane, espone il suo punto di vista su Lorenzo, da quando adolescente comprò il mix di Gimme Five fino a quando nel 2002 ha cantato con lui sul palco dello stadio Flaminio di Roma. Da quando era un semplice fan alla jam col suo idolo, Piotta racconta un percorso in cui ha avuto in comune con Jovanotti il primo produttore, la città di Roma, la nazionale cantanti Dinamo Rock e soprattutto la passione per l'hip hop.
Sfilano, tra un testo e l'altro: droga, disoccupazione, giustizia, globalizzazione, ecologia, pacifismo, famiglia, spiritualità, rap e canzonette, dance e tormentoni, mafia e società, Aids e Giovanni Falcone, politica e razzismo, amore e crescita, separazioni e ricongiungimenti. Il viaggio affascinante di un artista che sa che pensare positivo non significa essere immune dai mali della società e dai dolori esistenziali dell'uomo comune.

Tommaso Zanello (1974) alias Piotta, è un musicista ed eclettico rapper che alterna al microfono il ruolo di produttore, regista, attore, sceneggiatore. Sulla scena musicale dal 1994, ha partecipato a Sanremo (2004), ha ricevuto un Disco di Platino (Comunque vada sarà un successo) e un Disco d'Oro (La mossa del giaguaro), ha vinto il Premio del Meeting delle Etichette Indipendenti (2004) e il Premio PWI 2005 per il miglior sito personale italiano (ww.piotta.net). Da due anni ha fondato l'etichetta indipendente GO, per dare voce a una cultura quanto mai viva in Italia, l'hip hop. Ad ottobre uscirà il quinto album di studio, "Multi Culti" (Universal).
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