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Dopo questa edizione probabile stop di un anno Bisio: non diventeremo come il Bagaglino Lo show tv festeggia il decennale: nel 1986 l'apertura del locale milanese ritrovo di comici. «Lasceremo il tendone»
E' l'uomo simbolo di Zelig, un po' per caso, un po' per passione. C'era anche lui 20 anni fa alla serata d'inaugurazione del locale Zelig in viale Monza a Milano, un ritrovo di comici e cabarettisti che ha sostituito quel che una volta era il Derby. C'era anche lui 10 anni fa alla prima puntata di Zelig, questa sì, nata davvero per caso. «Eravamo tanti quella sera di 10 anni fa - ricorda Bisio -. Festeggiavamo i 10 anni del locale. C'erano Aldo Giovanni e Giacomo, Paolo Rossi, Lella Costa, Ligabue, Elio e le storie tese, e tanti amici. Di quella lunga serata fu girato un video che non era destinato alla televisione. Finì invece su Italia 1». Così è nato lo spettacolo comico che ora riparte il 29 gennaio su Canale 5 e che per festeggiare questo decennale ospiterà tutti i grandi comici che in questi anni lo hanno attraversato, da Bertolino alla Ventura, da Vergassola a Faletti passando per Boldi.
Uno show «che dopo questa edizione probabilmente starà fermo un anno e che comunque non si realizzerà più sotto il tendone di Sesto San Giovanni». Uno show che ha cambiato rete, collocazione, sembianze fino a toccare punte di ascolto, nella scorsa edizione, di oltre 10 milioni di telespettatori. «Abbiamo fatto spesso autocoscienza e autocritica - racconta il capocomico - ma francamente non credo di aver tradito lo spirito degli inizi. Continuo a pensare che Zelig sia quello che ho conosciuto io. Certo, ricordo che quando ci fu il passaggio da Italia 1 a Canale 5 andammo in crisi. L'ammiraglia Mediaset per noi significava Buona domenica, Grande fratello; come passare da Raitre a Raiuno. Poi grazie anche al direttore di Canale 5, Modina, che è una persona perbene, ci siamo tranquillizzati. Lui è il nostro primo fan che porta i figli al tendone per vederci. Mai avuto in questi anni un problema di censura». Ancora Bisio ricorda che durante Zelig, negli anni, ci sono state elezioni, referendum eppure «non è mai successo nulla. Non dimentichiamo che Cornacchione e il suo "povero Silvio" è nato con noi. Insieme io e lui abbiamo rischiato di non rispettare la par condicio - che peraltro considero una regola sacrosanta - ricordo che trovammo l'escamotage di chiamarlo Ilvio e non Silvio». E Piersilvio Berlusconi? «Nessun problema. Mai. Certo lui non viene al tendone, ma lo trovo giusto. Sarebbe imbarazzante avere un Berlusconi in prima fila, diventeremmo il Bagaglino che proprio non amo, con Andreotti in platea che applaude se stesso». Insomma il tradimento spirituale Bisio proprio non lo vede: «Come dicono Gino e Michele siamo passati dalla saletta di 200 posti a quella grande da 1.000. Nient'altro. Non abbiamo mai avuto veline, letterine, velone, paillettes, lustrini. Mai neppure vallette, ma solo presenze femminili importanti che interagivano con noi». E questo, fin dal lontano '96 quando si chiamava «Facciamo cabaret» sempre con Bisio, poi con la Ventura, poi di nuovo con Bisio. Nel '98 il successo - seppur di nicchia - è palpabile. Al fianco di Bisio si alternano la Barale, Stefanenko, Paola e Chiara, la Hidding e la Hunziker. «Capimmo che Michelle aveva una marcia in più. A tutt'oggi non so se la sua ingenuità sia vera o fasulla, ma è meravigliosa. Con lei, con il gruppo formato da Balasso, Ale e Franz, Oreglio si arrivò al boom del 2001». Anche se il record assoluto, oltre i 10 milioni, è giunto l'anno scorso con Vanessa Incontrada (al suo fianco anche quest'anno).
«Ora Zelig fa meno clamore perché è come la Juve che vince sempre. Se 20 anni fa me lo sarei immaginato? No, certo la fortuna ha contato. C'è qualcosa di non calcolabile, non spiegabile in questo successo. Forse il segreto sta nel fatto che Zelig non ha un suo stile, ma solo una grande trasversalità. Per arrivare a quei numeri bisogna piacere dai bambini ai nonni. Che so, Oreglio può piacere ai più giovani, Migone alle donne, Franco Neri alla gente del Sud. Ma il tutto non è studiato a tavolino. L'errore che potremmo fare oggi è cercare di replicarci. In questi 10 anni televisivi i nostri nomi sono cambiati, il mago Forrest, Vergassola, Bertolino ora fanno altro e anche questo per me è salutare, non un tradimento». Dunque chi resta, chi parte, chi arriva. Quest'anno arriveranno «giovani comici giapponesi, maghrebini, neri. Riproviamo a lanciare due ragazze che forse l'anno scorso ancora non erano pronte, Katia e Valeria. E ci sono i "senatori" Ale e Franz sempre con la loro panchina; Ficarra e Picone che lavoreranno meglio sui calciatori della Nazionale. E poi, sì confesso, non ci dispiacerebbe avere qualche ospite di grande nome. Per giocare con noi: che so, Silvan che scherza con il mago Raul, Ottavia Piccolo che recita con il nostro Jacopo, oppure Joe Pesci, italoamericano che fa una gag mafiosa coi nostri Ficarra e Picone. Perché no?».
Vanessa: Claudio, un finto marpione. «Il nostro show non ha una maschera, i comici sono quello che sono». Vanessa Incontrada prova a spiegare i motivi del successo di «Zelig». Più copione o più improvvisazione? «C’è una scaletta ma vince la spontaneità». Su Bisio l’attrice e showgirl spagnola dice: «Tra me e lui c’è un feeling molto forte, mi sento protetta. Fa il marpione ma in realtà il nostro è un rapporto del tipo padre-figlia». La rivelazione comica dell'anno scorso? «La prof. Fullin. Irresistibile». Lei è una fan di Ale e Franz. Ma le piace tanto anche Cornacchione. «Visto da lui Berlusconi fa quasi simpatia». Cosa non condurrebbe mai in tv? «I quiz e i reality». |
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Dipollina su Repubblica scrive sul Bagaglino... "Consorte è un giovane che si farà". Fassino: "E che si farà?". "Dipende dal tribunale". Consorte: "Questo è un lavoro da Draghi e io non lo Fazio". Entra Massimo D'Alema, parte il coro: "Er barcarolo va/conto corrente". D'Alema: "Quale barca?". Consorte: "la Barca Nazionale del lavoro". Berlusconi a Prodi: "Ma lo sa che quando passa lei, i gatti neri si grattano?". Berlusconi: "Il posto di segretario dei Ds per Fassino è al sicuro come in banca, io aspetto a braccia Consorte". Prodi a Berlusconi: "Ormai siete a Waterloo". Berlusconi: "E voi siete solo a Water". Gasparri: "Non ho mai raccomandato ragazze in televisione, tanto non le prendono". Casini: "Vi lascio, vado a cena con Follini e Rutelli". Berlusconi: "Conto della cena: trenta denari". Prodi a Berlusconi: "Lei è il solito, come si dice a Napoli: chiagne e fotte". Berlusconi: "Lei invece piange e basta". E così via.
Tranquilli, è solo una puntata del Bagaglino. "Torte in faccia" su Canale 5, il giovedì sera. I politici sono Lionello, Gullotta, Martufello e gli altri che fanno le imitazioni. Gasparri, ospite d'onore della serata, era invece era quello vero e, nonostante questo, la frase più improbabile è la sua.
Passa così, con scarsi riscontri di pubblico, la stagione ennesima di questo fenomeno tutto di casa nostra o meglio, della zona centrale di Roma che in queste ore si avvale del trionfo diffuso di una delle massime espressioni del pensiero italiano sui politici: quello secondo cui, più o meno, il più pulito ha la rogna.
E' il vecchio qualunquismo in auge, qualsiasi tentativo di etichettarlo come satira di destra farebbe cascare il braccio anche a Di Canio. Giusto un po' di pruderie in più, dato il periodo pre-elettorale (Gasparri ha fatto un figurone): a un certo punto entra tutta la compagnia e uno è un trans che si vuole sposare, un altro un no-global che vuole spaccare tutto, un altro è un disoccupato che vuole il salario garantito e un altro vuole il ritiro dall'Iraq e il conduttore chiosa mesto: "Vi abbiamo presentato il programma del centrosinistra".
Mentre il rifondarolo Gullotta abbozza e se ne sta un po' in disparte(ma che ci fa ancora con questi?? bahhhh), c'è Oreste Lionello nei panni di Berlusconi: nel senso che rifà Andreotti e lo adegua al Cavaliere, nel ruolo di quello che gli dicono e fanno di tutto, ma alla fine fregherà lui tutti quanti. |