MALFORMAZIONI sessuali e della ghiandola tiroidea, disfunzioni motorie e danni cerebrali, una nuova minaccia rischia di ridurre ancora la popolazione di orsi polari nell'Artico. Un gruppo di scienziati del Canada, Alaska e Danimarca ha scoperto nel tessuto adiposo dei plantigradi della Groenlandia orientale e delle isole Svalbard alte concentrazioni di PBDE, polibrominato difenile, una sostanza chimica comunemente usata in Europa e Nordamerica per ridurre l'infiammabilità di divani, tessuti di arredamento e tappeti.
Gli scienziati stanno ora verificando cosa può succedere agli orsi a causa dell'esposizione prolungata a queste intossicazioni, ma è già stato provato che una sostanza simile ha contribuito a un aumento dell'ermafroditismo negli orsi polari. Le cifre sono chiare: una femmina ogni 50, tra quelle nate nelle isole Svalbard, ha sia organi sessuali maschili che femminili, un fenomeno che gli scienziati collegano direttamente all'inquinamento chimico.
"L'Artico è diventato una discarica", ha affermato Colin Butfield, uno dei leader del Wwf, aggiungendo che molti tra i prodotti chimici che usiamo nelle nostre case finiscono nell'Artico. Proprio un mese fa Butfield aveva denunciato che i ritardanti di fiamma stanno creando problemi anche alla popolazione di orche degli stessi mari.
Cetacei e orsi polari, dunque, hanno nuovi nemici, dopo la caccia e il riscaldamento della temperatura, che provoca la riduzione del pack con gravi ripercussioni sull'habitat degli orsi bianchi. L'alta concentrazione di rifiuti chimici nell'Artico è dovuta a fenomeni naturali: le correnti e i venti spingono verso Nord le sostanze inquinanti, provenienti dalle regioni industrializzate degli Stati Uniti e dell'Europa Occidentale.